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Tom Waits
Firenze 24 luglio 1999

Pubblico preparatissimo e emozionatissimo quello che appaludito la prima data italiana di Tom Waits e della sua formidabile band ieri sera al teatro Comunale di Firenze. Un parterre gremito di vip che, almeno per questa volta, non era lì solo per apparire ma per imparare qualcosa da un qualcuno troppo a lungo atteso invano. E tra il pubblico fans della prima ora, giovani che attendevano di vederlo da quel fatidico Novembre 1986, data dell'unica apparizione di Waits in Italia, al premio tenco, per ritirare un meritato premio. E poi ancora gente, da tutte le parti d'Italia con qualche fortunato che possiede biglietti per tutte e tre le serate, uno scherzo - per chi viene da lontano - che costa quasi una vacanza. Ma la vera vacanza per tutti eè qui al Comunale di Firenze, stasera. L'eco dei concerti statunitensi e delle date europee parla chiaro: sarà un grande spettacolo! e' lo è fin da subito, fin da quanto, lasciando tutti di sasso (anche se molti sanno il concerto già a memoria, grazie allo scambio di informazioni avvenuto attraverso i siti non uffciali web del nostro) Tom appare in mezzo alla platea munito di megafono che incita con un urlaccio il gruppo a darci dentro con un medley di " Step Right Up " e " Balck Rider ". Da lì in poi è tutto uno stupore: interpreta più personaggi - noi ne abbiamo contati dodici - si inventa predicatore, poi spacciatore, giocatore di cavalli, pappone, medico, infermiere delle bambine, gigolò, crooner, santo, diavolo, uomo qualunque, sensazionalista, miserabile. In una passerella di due ore che spazia nel suo vasto repertorio dando enfasi al nuovo album, mule variations, ma non diementicando i suoi gioielli del passato. Il pubblico risponde bene, molto bene perché pare conoscere il repertorio del nostro a mena dito e Tom waits ringrazia l'affetto con interpretazioni accorate portando sul palcoscenico di uno dei più inmportanti teatri di musica classica del mondo la musica classica del futuro, la canzone popolare, il blues ssporco che si mischia con il passaparola lì dove i testi delle canzoni sono solo trampolini di lancio per rifinire storie che sono in testa a Waits ma che potrebbero accadere a ctutti. Si scorre così verso il trionfo finale di " Big In Japan " e di " Hold On ", attraverso i suoni concreti di " What's building there " , un brano, abbiamo scoperto stasera, più da gurdare che da ascoltare. Tom Waits scalpita, tira calci in aria, si appende a una immaginaria gruccia, falo spavetapasseri e subito dopo il ruffiano mentre guarda il pubblico incredulo delle prime fila chiedendosi - chissà ? - che cosa ci vedranno mai di strano nelle sue posture. E' che il concerto di Waits evidenzia il profondo gap che ancora esiste fra la musica americana e quella non americana, fra le borderland multirazziali e le nostre problematiche sonore: Waits, e il concerto lo evidenzia, racconta quel che vede e ha visto, lui non inventa, riproduce ma facendolo connota il tutto con il suo impareggiabile stile . Noi, qui viviamo tutto quello che lui canta fosse un film, o " un Sogno Lungo Un Giorno ": Waits è consapevole che non è così, che è tutto vero ciò che canta e il suo vocalizza si fa, anche per questo motivo, ancora più roco, ancora più disperato. Per tre sere a Firenze c'è la possibilità di essere figuranti sul set realista di un film che si chiama vita americana di tuti i giorni e che ha in Tom Waits il suo più accreditato narratore. E per questi seimila sarà un'esperienza da raccontare per tutta la vita che resterà

Ernesto De Pascale

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