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LIVE

Steve Winwood
Parco di Villa Solaria Sesto Fiorentino (Firenze) 7/7/2009

Quando si incontra un personaggio che ha fatto la storia del rock ci si aspetta un atteggiamento generalmente poco incline ad essere disponibile con il pubblico al di là dell'esibizione sul palco. Con Steve Winwood, alla sua prima data del tour europeo che si è tenuta a Sesto Fiorentino, fortunatamente non è stato così. Festeggiatissimo sin dall'ingresso in scena ha ringraziato per l'entusiasmo dei presenti e ha presentato un programma impegnativo lungo due ore senza che né lui né i componenti della sua formazione si tirassero indietro un solo istante.



Le aspettative, in casi come questo, sono sicuramente tante. Ex enfant prodige con lo Spencer Davis Group (dove debuttò a soli 16 anni), Winwood ha dato vita a uno dei gruppi più validi della storia del rock, quei Traffic che hanno inciso dischi fondamentali per l'etichetta Island di Chris Blackwell tra cui il capolavoro assoluto John Barleycorn Must Die. Poi l'esperienza breve ma importantissima con i Blind Faith (con Eric Clapton, Ginger Baker e Rich Grech) e una lunga carriera solista piena di collaborazioni di lusso quanto variegate. Infatti le sonorità dei brani di Winwood toccano corde diverse: dal blues al rythm'm'blues, dal soul al funky, fino al jazz senza dimenticare un'anima rock che talvolta si è legata al folk (John Barleycorn è una ballata tradizionale inglese).



La voce di Winwood innanzitutto resiste ancora, e non è poco per uno che tocca aspetti dei generi ricordati in precedenza. Steve si alterna all'organo Hammond e alla chitarra circondato da eccellenti musicisti come Jose Neto alla chitarra, Richard Bailey alla batteria, Karl Vanden Bossche alle percussioni e Paul Booth al sax tenore, flauto e organo. Una formazione che comunque ricordava le sonorità dei Traffic in cui i fiati di Chris Wood e la batteria di Jim Capaldi completavano il lavoro del leader. Il quale ha presentato brani nuovi (l’album solista più recente si chiama Nine Lives, ma ricordiamo a anche il live con Eric Clapton) ma non ha certo dimenticato i cavalli di battaglia che lo hanno reso famoso e che d’altra parte il suo pubblico attende.



A partire dalla miliare I’m a Man dello Spencer Davis Group dove l'organo Hammond combatte una sua battaglia personale con la voce in un'atmosfera funky. Per continuare con Can't Find My Way Home del periodo Blind Faith, splendida ballata divenuta un classico reinterpretato da molti artisti (segnaliamo la versione di Joe Cocker), Higher Love, un ballabile di lusso del 1986, e poi tante citazioni del periodo Traffic. Tra queste Empty Pages da John Barleycorn, che nel disco ha una dinamica più lenta ed è caratterizzata da un memorabile assolo di pianoforte elettrico mentre sul palco è più tirata con l'Hammond in evidenza. Ottimo il lavoro del gruppo, in particolar modo di Paul Booth, che a fine concerto si è lanciato in improvvisazioni jazzate che hanno conquistato i presenti. Ai quali Winwood ha poi regalato Dear Mr.Fantasy, classico dei primi Traffic con un eccellente lavoro alla chitarra, e l'immortale Gimme Some Lovin'. Ovviamente più nessuno tra il pubblico è riuscito a rimanere seduto.

Michele Manzotti

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