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Enrico Rava e Alberto Riva – Note Necessarie
(Minimum Fax)



È una biografia importante, questa Note Necessarie, perché nel mondo poco celebrato del jazz italiano c’era davvero bisogno di raccontare la vita del suo nome più noto, quell’Enrico Rava che si definisce un omaggio vivente a Miles Davis, anche se afferma con altrettanta forza di non averlo mai copiato. Proprio la tromba di Miles è lo spartiacque della sua storia, solo dopo averlo visto in concerto, infatti, il giovane Enrico decise di comprare una tromba e dedicare la sua intera esistenza alla musica: era il 1957 e nell’Italia di allora il jazz veniva suonato quasi esclusivamente a livello amatoriale, normale quindi che mollare gli studi e intraprendere una carriera del genere e da autodidatta fosse considerata una sciocchezza, soprattutto per chi, come lui, proveniva dalla buona borghesia torinese. Scelta senza dubbio fortunata, perché da allora la strada di Rava è stata un continuo crescendo che lo ha portato a divenire un nome internazionalmente riconosciuto del jazz, senza dubbio uno dei pochissimi italiani.
Note Necessarie è stato messo insieme dal giornalista Alberto Riva, in seguito ad una serie di colloqui avvenuti nell’arco di sei anni, e deve il titolo ad un piccolo ma importantissimo consiglio (“suona soltanto le note necessarie, le altre cerca di non suonarle”) che Joao Gilberto, proprio lui, ha dato a Rava durante un soggiorno comune a New York. E’ un libro che racconta aneddoti spassosi (due su tutti: i fischi ingenerosi che il politicizzato pubblico di Umbria Jazz riservò a Chet Baker sul finire degli anni settanta e il viaggio brasiliano, fra locali incredibilmente pieni e disavventure di ogni tipo), ma soprattutto si permette di fare il punto della situazione del jazz italiano, la cui scena attuale è definita da Rava come la più talentuosa del mondo. Jazz italiano ed europeo, ovvero per Rava il presente e il futuro, ma anche gusti letterari e musicali, Raymond Carver e Louis Armstrong, la poca propensione ad andare a vedere concerti altrui (a meno, s’intende, che non suonino Bird e Miles insieme), l’amore per il Sudamerica. Considerazioni importanti, qui filtrate attraverso quel tono intimo e rilassato, e di conseguenza scorrevole, che può essere dato soltanto dalle conversazioni fra amico ed amico; unite a tutto questo l’allegato cd antologico, con tredici brani selezionati dal jazzista in persona, e il risultato sarà una lettura musicale che in Italia ha davvero pochi eguali.

Bernardo Cioci




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