. Made in France, il jazz visto da Francis Dreyfus


Made in France, il jazz visto da Francis Dreyfus
Incontro con un discografico di una volta

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Interview with the winner of the Lifetime Achievemet Award for Jazz education

Jazz à la française: l’histoire d’un amant de la musique devenu sa diffuseur

“Un coraggioso imprenditore artistico, che spinge i musicisti a sviluppare il loro potenziale e la volontà di essere incisivi. E’ un sostenitore importante e visionario per il nostro linguaggio, e aiuta a perpetuare la nostra musica in tutto il mondo”. Questa la motivazione espressa da Bill McFarlin, direttore esecutivo della International Association for Jazz Education (IAJE) nel consegnare il premio alla carriera a Francis Dreyfus. Il discografico francese ha avuto il riconoscimento a New York, dopo una consultazione che ha coinvolto gli 8000 componenti dell’associazione che è presente in 42 paesi. Dreyfus ha dedicato il premio alla memoria di Michel Petrucciani, il grande pianista scomparso nel 1999.
Vorremmo partire proprio da un suo ricordo di Michel Petrucciani


Michel Petrucciani


“Ce ne sono tanti, ma forse quello a cui sono più legato riguarda l’Italia, precisamente Bologna. Michel doveva suonare in una grande manifestazione per Papa Giovanni Paolo II dove c’era anche Bob Dylan. Quando Michel è salito sul palco e ha iniziato a suonare il mio sguardo è andato subito verso i cardinali. Tutti questi uomini di chiesa vestiti di rosso incominciarono a battere il tempo con i piedi durante la sua esibizione. E’ stato un ulteriore spettacolo che mi resterà sempre impresso nella memoria. Poi, dato che era di origine italiana, Michel nel vostro paese si sentiva molto amato e dava il meglio di sé.”

Come è iniziata la sua attività?
“Tutto è partito negli anni ’60 con la voglia di occuparmi di jazz a tempo pieno in un’epoca dove il genere imperante era il rock. Sono quindi entrato nello show business lavorando alla promozione di vari generi, sempre con l’idea di voler sviluppare la musica strumentale e di produrre dischi. Il punto di partenza è stato quello di fondare un’edizione musicale. Poi ho avuto l’idea di cercare dischi che non erano più sul mercato e curarne le ristampe. In questo mi ha aiutato il fatto di essere stato un critico di jazz da giovane, anche se non l’ho mai propagandato troppo”.

E la produzione originale?
“E’ giunta di conseguenza, perché molti amanti del jazz ed esecutori hanno incominciato ad accorgersi di me. Viaggiavo e questo mi permetteva di tenere molti contatti. La mia ossessione è diventata poi quella di trovare artisti che fossero in grado di provocarmi un forte choc emotivo. Nel 1991 ho fondato l’etichetta e nel 1993 è nata la succursale americana. Tra i musicisti che hanno inciso per me e dei quali mi considero scopritore ricordo Steve Grossman, che dava emozioni simili a quelle di John Coltrane, il fisarmonicista Richard Galliano e il già citato Petrucciani il cui primo disco di piano solo è stato trasmesso da tante radio e questo ha potuto renderlo popolare.”

Richard Galliano

Nei suoi dischi sono presenti artisti francesi come Stéphane Grappelli, Jaen-Michel Jarre (di cui pubblicò Oxygène, ndr) e Galliano. Sta seguendo qualcuno in particolare nel suo paese attualmente?
“Seguo molto il chitarrista Sylvain Luc, molto giovane e dalle grandi potenzialità e che ha già inciso un disco, il sassofonista Rosario Giuliani, la cui fama ben presto potrebbe esplodere in tutta Europa, e il pianista Jean-Michel Pilc che ha già un bon successo negli Stati Uniti. A questi aggiungo un altro pianista, Franck Avitabile che è stato scoperto da Petrucciani.”

Il futuro?
“Mi piace continuare a scoprire nuovi talenti in ogni parte del mondo: siamo presenti in 36 paesi e questo mi stimola a continuare sulla strada della ricerca.”

Michele Manzotti

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