. Sid Griffin e Eric Thompson - Bluegrass Guitar


Sid Griffin e Eric Thompson - Bluegrass Guitar
Know the players, play the music
(Backbeat Books)

Tutti coloro i quali siano cresciuti ascoltando Bob Dylan, Paul Simon, Joan Baez e James Taylor sono portati a pensare che la chitarra sia lo strumento simbolo, centrale, essenziale della musica folk e del country. Ebbene non è sempre stato così. La chitarra fu in realtà uno degli ultimi arrivati in quel fantastico laboratorio musicale che fu l’America dopo la guerra civile. In origine c’era il violino, o meglio, il fiddle, lo strumento degli immigrati scozzesi e irlandesi, che rielaboravano e trasformavano nel nuovo mondo le vecchie jigs e reels della terra natia. Poi, dagli schiavi neri, arrivò il banjo, strumento del quale si appropiarono immediatamente i musicisti bianchi dei Minstrels Show e che sarebbe diventato, grazie alle canzoni di Stephen Foster (Oh Susanna), il simbolo stesso della musica popolare americana. Poi, dagli immigrati italiani, arrivò il mandolino che si affrancò rapidamente dal mondo delle canzoni napoletane per rivaleggiare, in destrezza e virtuosismo, con il violino. A questi strumenti si affiancavano poi a volte varie rielaborazioni delle cetre, come il dulcimer degli Appalchi o l’autoharp, oppure nuove invenzioni dei primi del secolo, come il dobro, una chitarra resofonica, munita cioè di un risuonatore metallico. La chitarra arrivò abbastanza tardi e fu considerata all’inizio uno strumento essenzialmente ritmico, una sorta di collante tra i timbri diversi delle “prime donne”. Ma proprio nel passaggio dalle antiche danze di montagna al nuovo stile bluegrass che si sviluppa, tra Memphis e Nashville, negli anni successivi alla grande depressione, la chitarra trova il suo ruolo insostituibile e centrale.
La prima parte di questo bel manuale è proprio dedicata alla storia dello strumento, alla sua evoluzione nella country music e al ruolo di alcuni grandi interpreti che, a partire dagli anni Trenta, hanno fissato i canoni espressivi, gli stili esecutivi, i pattern: da Mother Maybelle Carter della Carter Family, gli inventori della country-music, enorme successo discografico e dominatori alla radio all’epoca del New Deal di Roosvelt, fino a Doc Watson, il virtuoso che porta la chitarra dalle campagne solitarie ai folk club di New York. E poi Clarence White, protagonista, insieme a Gram Parsons, della svolta country e bluegrass dei Byrds, Norman Blake, session man di Johnny Cash, Joan Baez, Nitty Gritty Dirt Band e, naturalmente, vera anima di Nashville Skyline di Dylan. E arriviamo ai contemporanei e agli innovatori, come Tony Rice e Brian Sutton e a un’analisi della nuova fortuna della musica country, grazie anche al successo di Oh Brother, Where Art Thou? dei fratelli Cohen.
La seconda parte del libro è dedicata agli esercizi, dalle tecniche di accompagnamento, alle frasi tipiche (licks), agli assolo. La tecnica della chitarra bluegrass è basata interamente sul plettro (flatpicking), a differenza dell’altro stile chitarristico, il fingerstyle, che nasce dalla scuola di Merle Travis e Chet Atkins, basato su un pizzicato a tre dita. Si parte dai fondamentali come la scelta delle corde e del plettro, ai ritmi basilari, ai runs, cioè le linee di basso che servono a collegare in modo più naturale e scorrevole le successioni armoniche. Ogni esercizio è legato però alla descrizione dell’evoluzione stitlistica della chitarra, all’insegnamento dei grandi maestri. Attraverso gli esercizi, che partono da un livello di principiante assoluto, si ha modo quindi di ripercorrere le tappe della storia dello strumento e della musica bluegrass. Si arriva poi all’analisi e allo studio di numerosi assolo costruiti sui classici, sugli standard del genere, come Bill Cheatham, Blackberry Blossom, Fire On The Mountain, Soldier’s Joy. Per finire tutti gli esercizi sono accuratamente registrati sul CD allegato al metodo, così da poter verificare a orecchio i propri progressi. Ben 44 tracce di esercizi e poi altre sette tracce di brani vocali e strumentali completi eseguiti dal gruppo dei Coal Porters, per ascoltare, alla fine del percorso didattico, la musica vera, nella sua pulsante e vibrante bellezza.
Il libro, corredato di belle foto e con ricche note bibliografiche e discografiche, ha una rilegatura robusta, e questo non guasta per un manuale che deve essere continuamente consultato e strapazzato. Il prezzo è veramente conveniente per un libro di 150 pagine con un CD allegato, solo 25 dollari.
Per finire non ho ancora detto cosa è il bluegrass. Forse la definizione più appropriata l’ha data l’etnomusicologo Alan Lomax: è la Old Time Music (i balli dei monti Appalachi), con l’accelleratore. Per chi viene dal rock il bluegrass è fondamentale per capire l’evoluzione di gruppi come i Grateful Dead, i Byrds, la Band, per comprendere tanti episodi nella carriera di Dylan. In questi giorni nelle sale italiane è in programmazione il film su Johnny Cash e mi sentirei di consigliare questo libro anche ai non chitarristi: al di là degli aspetti squisitamente didattici è un’occasione per conoscere da vicino il cuore, le radici della musica popolare americana.

Stefano Pogelli

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