. James Crumley - La vera follia

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James Crumley - La vera follia
Einaudi, 2005
www.einaudi.it



James Crumley’s last novel,The right madness, or how the bahavior can be lethal along the seedy highway in the west of the states. Psychosis, violence, crime canon,high and low special humour in this writing shooting like a gun.

Se vi trovate dalle parti di Missoula in Montana, provate a passare dal ‘Depot bar’. Ci incontrereste James Crumley a bere e a fare quattro chiacchiere con gli altri avventori, amici e colleghi di una vita. Missoula è da molti anni diventata il luogo deputato per tanti scrittori noir statunitensi, non escluso proprio il texano Crumley che dopo decadi di insegnamento universitario e di avventure a Hollywood adesso lì vive e scrive in una casa in collina. A questa cittadina del West da lui definita “ town without mercy” James Crumley ha dedicato il suo ultimo romanzo The right madness ( La vera follia,uscito per Einaudi), scritto durante una lunga malattia. The right madness segna innanzitutto il ritorno del detective Sughrue, già protagonista dell’ormai classico The last good kiss del 1978. Stavolta Sughrue entra in scena per aiutare il suo migliore amico Mac, uno psichiatra, con l’intento di scoprire chi tra i pazienti di lui ha rubato il minidisc contenente informazioni confidenziali su tutti loro. Poi si verifica una misteriosa successione di morti alquanto singolari, a cui Sughrue assiste .Questi eventi lo portano a bere troppo e da solo, mentre Mac scompare e forse anche lui muore ma non lo verremo mai a sapere….sul suo cammino per la risoluzione del caso Sughrue incontrerà altri improbabili personaggi,destinati a dilatare l’atmosfera di una storia ordinata secondo i canoni classici della crime story.Alla fine, tutti i personaggi della Vera follia risultano completamente soli e abbandonati a se stessi, chi in un modo chi nell’altro. Ci trova d’accordo il recensore del “Boston Globe” quando si compiace che The right madness non è un romanzo postmoderno : “ Sughrue ha i suoi demoni – raccolti durante brutti affari in Vietnam – ma che non andranno mai confusi per ansietà.” E non potrebbe essere altrimenti per uno scrittore come James Crumley, spudoratamente fuori da cliché e tendenze di vario tipo. Crumley afferma che “la cosa peggiore dell’essere uno scrittore è che nessuno ti vede al lavoro.” Così il suo amico e collega William Kitredge a questo proposito si domanda quando trovi il tempo per creare le sue storie, visto che James si trova frequentemente nella dowtown piuttosto che davanti alla macchina da scrivere.Il suo lavoro, si scopre, avviene a notte fonda a casa sua, quando Crumley si immagina gli inizi della storia ( dove,quando,chi) a cui seguono i personaggi nella loro caratterizzazione. E’ a questo punto che lascia scorrere la storia. James Crumley ascolta la ‘sua’ gente parlare, non soltanto per quello che dice ma anche per come lo dice. Quando comincia a immaginare la storia che scriverà, lui per primo osserva i suoi personaggi nella loro folle danza fra i migliori e i peggiori impulsi. Risolvere un mistero è per Crumley di secondaria importanza rispetto alla rappresentazione del mistero che i suoi personaggi possono essere,come pure del grado in cui sono responsabili sia per gli atti brutali che per quelli di comune decenza. Di seguito a questo noi lettori ci chiediamo chi siamo,il nostro grado di responsabilità,in definitiva in che modo viviamo. Proprio quanto ci accade a lettura ultimata di La vera follia.

“The first line.That’s enough for now.”, ecco sosa risponde James Crumley a chi gli chiede come proceda il suo ultimo romanzo. Non è difficile trovarlo poco dopo a giro per Missoula mentre si incammina verso il bar per fare due chiacchiere e bere una birra.

Elisabetta Beneforti

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