. Buddy Guy - Bring ‘em in

Buddy Guy - Bring ‘em in
(Silvertone)


Settanta anni giusti giusti quest’anno, il giano bifronte del Blues ha voluto fare un disco commerciale dopo due dischi un pò speciali come Sweet Tea e Blues Singer, peraltro assai amati dai bluesofili. Prima di rivederlo in concerto con il suo consueto bagaglio di frizzi e lazzi amplificati da migliaia di watts, in molti avevano sperato in una sua riconversione in tarda età. Niente da fare, Buddy Guy é prima di tutto un’azienda, e le aziende fanno, debbono, far soldi; se ci scappa anche qualcosa d’artisticamente buono, bene, altrimenti ciccia. Bring ‘em in non fa che riconfermare tutto il bene e tutto il male che é stato detto su Buddy, artista grandissimo e sconcertante. Pochi potrebbe cucinare un Blues a nervi scoperti come “What kind of woman is this” o “Somebody’s sleeping in my bed”, una “Cut you loose” tra Hendrix e Junior Kimborough, “Do your thing” dolceamara. Ma insieme a questo Buddy Guy c’é anche l’altro, quello della superproduzione, con un trio Willie Weeks/Steve Jordan/Danny Kortchmar che costa un occhio della testa, quello degl’ospiti mega-galattici Santana/Tracy Chapman/Robert Randolph/Keith Richard. Non é finita qui, perché Buddy é artista anche crudele: con Carlos martoria “I put a spell on you”, ma non si dimentica di cantarla come Dio comanda. E il giochetto si ripete in altri pezzi, bastone e carota, carota e bastone. Potrà sembrare una contraddizione, ma invoco la par condicio per Buddy Guy: B.B. King ha fatto altrettanti dischi spudoratamente commerciali ma la critica ha chiuso un occhio, anzi due; invece per il chitarrista-cantante di Baton Rouge solo mazzate, solo appunti velenosi. Probabilmente una questione d’immagine; B.B. King assomiglia sempre più ad un vecchio zio benevolo, una sorta di Papa del Blues, ecumenico e consensuale, mentre Buddy, nonostante l’età, ha la faccia da birbaccione. Intendiamoci, Buddy Guy ha le spalle larghe e probabilmente se ne fotte altamente di quello che la critica scrive, non é la critica che l’ha fatto mangiare quando il Blues non vendeva una copia, é stata la sua capacità di riinventarsi come imprenditore, cosa più unica che rara tra i musicisti di Blues. Questo é un disco pensato per vendere centinaia di migliaia di copie, con i pregi e i difetti dei prodotti così costruiti. Non compratelo perché rischiate di ascoltarlo in continuazione.

Luca Lupoli

Track list

Now you’re gone

Ninety one and one half

What kind of woman is this

Somebody’s sleeping in my bed

I put a spell on you

On a Saturday night

Ain’t no sunshine

I’ve got dreams to remember

Lay lady lay

Cheaper to keep her – Blues in the night

Cut you loose

The price you gotta pay

Do your thing

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker