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Martin Simpson
London, Green Note 4 febbraio 2010


Ha appena ottenuto la grande soddisfazione di essere stato premiato ai BBC Folk Awards per la migliore interpretazione di un brano tradizionale britannico come Sir Patrick Spens. Ma in 35 anni di carriera che lo ha portato a essere un musicista di primo piano dello stile acustico inglese senza disdegnare influenze americane (ha vissuto in Usa 15 anni), Martin Simpson quel riconoscimento lo aveva già ottenuto: l'ultima volta grazie allo straordinario album Prodigal Son del 2007. Simpson, che arriverà in Italia l'11 e il 12 marzo per due concerti insieme a Danny Thompson, ha concesso il bis con un nuovo disco, True Stories, in cui la trazionale veste semi acustica è arricchita dal suono di tanti ospiti a partire dal già citato Thompson al basso, Andy Cutting alla fisarmonica e Joe Boden al violino. Naturale dunque che per il suo atteso concerto al Green Note di Londra, l'artista avesse scelto un repertorio prevalentemente incentrato sulle due ultime produzioni. Simpson ha un padronanza assoluta della tecnica chitarristica, senza però lanciarsi in virtuosismi o nella tecnica fingerpickig fine a se stessa. Tocca infatti il suo strumento acustico per farlo cantare insieme alla voce, o per accompagnarla in modo discreto e preciso. O ancora per essere protagonista di brani strumentali. Per questo prima di affrontare un brano, Simpson perde un buon numero di secondi per assicurarsi che le corde siano perfettamente accordate. Poi ecco che il pubblico (che ascolta in religioso silenzio) viene accarezzato da brani tradizionali, il già citato Sir Patrick Spens o The Wind and The Rain, e originali come l'affascinante Home Again, Batchelors Hall, Will Atkinson, spirituals e lavori di altri autori come Lousiana 1927 di Randy Newman. Una serata per palati fini con un musicista maturo, anzi uno Storyteller capace di emozionare senza effetti speciali.

Michele Manzotti

 

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