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JOAN BAEZ
Saschall, Firenze
27 Marzo 2007

C’è una prima grande differenza che colpisce ascoltando dal vivo Joan Baez rispetto alle performance live del suo amico, collega e vecchio compagno Bob Dylan. Il grande legame che questa appassionata Folk Singer riesce ad instaurare con la platea. Tanto Joan è aperta, loquace, sorridente tanto sua maestà Bob appare concentrato, ermetico, severo. Tanto Joan canta vecchi successi così come il pubblico vorrebbe sentirli, tanto Bob non si sognerebbe mai di lasciare intatti, per due tour di fila, i soliti arrangiamenti.
Sono scelte importanti nella carriera di un artista. Joan Baez ha scelto, dopo oltre 40 anni di carriera, di continuare a far sognare il pubblico con la propria voce meravigliosamente intatta, di farlo emozionare all’ascolto di quelle canzoni che magari sentiva da bambino, di eseguire anche pezzi di altri cantautori.
Il pubblico ha risposto, prima riempiendo la sala, poi con lunghi applausi infine scollandosi dagli angusti seggiolini del Saschall per andare sotto il palco, a contatto con l’artista, a cantare pezzi indimenticabili: Gracias A La Vida, C’Era Un Ragazzo, The Ballad Of Sacco And Vanzetti.
È stata la giusta conclusione di un concerto emozionante, che ha seguito il percorso artistico di Joan nel segno dei grandi cantautori: Dylan (Farewell Angelina), Cohen (Suzanne), Waits (Day After Tomorrow). Nel segno delle canzoni di pace e di speranza (Christmas in Washington, ma anche, altro omaggio all’Italia e all’amico Morandi, Un Mondo D’Amore). Nel segno dell’impegno politico e sociale, perché ancora oggi, Mrs Baez è la cantante di protesta per eccellenza, esempio per chi aspira alla giustizia, alla pace, alla libertà. Così poche ma taglienti parole al momento giusto ricordano ad ogni ascoltatore che il mondo è fatto anche di dolore e mai bisogna lasciare che questo si trasformi in indifferenza: “Troppo spesso, come è successo in Iraq, pensiamo che gli uomini nel mondo siano divisi in due, da una parte quelli che hanno ragione e dall’altra quelli che hanno torto e devono essere combattuti. Invece non è così semplice, dall’altra parte sono come noi, non vogliono morire esattamente come noi, pregano dio proprio come noi, e allora dio come potrà scegliere quale preghiera rifiutare?”

Matteo Vannacci

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