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AA. VV. - D-I-Y The Rise of Indipendent Music Industry After Punk
(Soul Jazz/Family Affair)

The revered Soul Jazz Records goes searching for ace tunes issued in the immediate aftermath of punk. An ambitious journey for sure, but rewarding as well.

Conoscendo i tipi della Soul Jazz, gente che ha un occhio lunghissimo su ciò che accade intorno a loro, non è un caso che questo disco esca proprio adesso. Mentre gruppi totalmente indipendenti come Shins e Arcade Fire scalano la classifica di Billboard fino ad un secondo posto che ha del clamoroso, arriva nei negozi D-I-Y - The Rise of Indipendent Music Industry After Punk, raccolta che copre quella piccola finestra di tempo compresa fra il ’76 e i primissimi anni ’80, e cioè la nascita del primo mercato discografico indipendente. Come spiegano chiaramente le note, uno dei punti di forza della compilation, i pezzi qui radunati non furono altro che una reazione alla furia nichilista e disordinata del punk. Improvvisamente spuntarono fuori un sacco di musicisti e gruppi che avevano ideali più alti che sciorinare tre accordi e creare risse in un pub, ma ci voleva qualcuno che catturasse immediatamente quell’energia prima che si dissipasse. Geoff Travis fu la persona in grado di farlo. Grazie al suo negozio Rough Trade, poi diventato una specie di confederazione di negozi denominata The Cartel e in seguito distribuzione indipendente vera e propria, la Rough Trade Records, Travis ha inaugurato una discografia alternativa in tutto e per tutto a quella tradizionale, espressivamente più libera e soprattutto più vicina a ciò che un nuovo pubblico desiderava trovare sugli scaffali.
D-I-Y cerca di racchiudere in un solo cd tutto questo, andando a ripescare oscuri sette pollici realizzati e distribuiti grazie a poche centinaia di sterline e l’entusiasmo di chi poteva finalmente gestirsi da solo. Forse soffre l’inflazionamento di un certo suono, talmente influente da essere copiato e ricopiato centinaia di volte – i riff spigolosi, i testi assurdisti e la voce perennemente affogata nel mix – e non suonerà così rivoluzionaria a chi mastica certe cose da tempo, ma è senza dubbio importante nell’illustrare l’humus che era stato inavvertitamente scoperchiato da Sex Pistols e compagni. L’incedere allucinato di Skank Bloc Bologna, importantissimo singolo degli Scritti Politti, la ferraglia arrugginita che sembra animare ogni pezzo degli Swell Maps e la loro Let’s Build a Car in particolare, il riff preciso e nervoso di The Fish Needs a Bike dei Blurt, il funk compresso di Shake the Foundations dei Glaxo Babies, ogni selezione contenuta qui dentro anticipa in qualche modo tutta quella scena che negli anni ’80 si sarebbe posta come vera alternativa, più avanti anche commerciale, alla musica prodotta dalle major. Una contrapposizione che continua ancora oggi, con la discografia ufficiale messa in ginocchio dal downloading come da anni di politiche tese a svuotare il contenuto degli album e della musica in generale, e quella indipendente (fatta ormai di migliaia di attori) che invece limita i danni, avendo capito e sfruttato per prima le enormi possibilità promozionali offerte da internet, senza ridurlo a facili demonizzazioni.

Bernardo Cioci


Track list

1.The Buzzcocks — Boredom 
2.Kleenex — Ain't You  
3.A.P.B. — All Your Life With Me  
4.Fire Engines — Everything's Roses  
5.The Naffis — Slice 1  
6.Swell Maps — Let's Build A Car  
7.Patrick Fitzgerald — Babysitter  
8.Artery — The Slide  
9.Blurt — The Fish Needs A Bike  
10.Glaxo Babies — Shake the Foundations  
11.The Flys — Love and A Molotov Cocktail   
12.Russ Mcdonald — Looking From The Cooking Pot   
13.Scritti Politti — Skank Bloc Bologna   
14.Windows — Creation Rebel   
15.Icon A.D. — Fight For Peace   
16.Thomas Leer — Tight As A Drum   
17.The Frantic Elevators — Every Day I Die   
18.Throbbing Gristle — Distant Dreams (Part 2)   
19.The Last Gang — Spirit of Youth   
20.Biting Tongues — You can Choke Like That   
21.Tom Lucy — Paris, France   
22.Red Lorry, Yellow Lorry — Paint Your Wagon

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