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Seventies Recollection
Cosmic Dancer, l’avventura di Marc Bolan e dei T. Rex

by Bernardo Cioci

Il 16 settembre cadrà il venticinquennale della morte di Marc Bolan e l’Inghilterra si prepara a ricordare la scomparsa di una delle proprie star più amate con molte celebrazioni, dalla pubblicazione di una nuova biografia ad un box di quattro cd contenente tutti i lati A e B dei suoi singoli insieme a molto materiale inedito.
Abbiamo scelto di ricordarne la figura e l’importanza storica in questa breve scheda di commento.
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Quando ero un ragazzino mi credevo un essere superiore, non mi sentivo affatto come gli altri esseri umani”. – Marc Bolan

I Danced Myself Right Out The Womb” – T.Rex, Cosmic Dancer


Mark Feld si era sentito una stella fin dal giorno della nascita.
Nato nel 1947 da una famiglia ebrea di East London, Feld rimase folgorato a 8 anni da Bill Haley e tutto il primo rock’n’roll, ritrovandosi ben presto nell’ambizione di diventare una celebrità. “Ecco come sarò un giorno”, lo sentì mormorare la madre dopo un concerto di Cliff Richard, e la leggenda vuole che il mitico Eddie Cochran in persona gli abbia concesso di trasportare la propria preziosissima chitarra dal palco alla limousine, radicando in lui la convinzione di voler accedere a quel mondo dorato fatto di fama e successo.
Dopo aver lasciato la scuola, e dopo una fallimentare esperienza presso un’agenzia di modelli, Mark decise a 17 anni di entrare definitivamente nel business musicale. Armato di una chitarra acustica si convinse a muovere i primi passi nel circuito folk britannico, e fu allora che cambiò identità per la prima volta, ribattezzandosi Toby Tyler, nominativo che evidentemente aveva ritenuto più adatto a quel tipo di musica.
La carriera di Tyler risultò brevissima, giusto il tempo di farsi cestinare dalla EMI, e Mark decise allora di tornare indietro al proprio nome, ma nel farlo lasciò la k per strada e la sostituì con una c. Seguì un periodo di profonda confusione personale, passato perlopiù in Francia, dalla quale tornò rigenerato e ancora più determinato nel perseguire un futuro come musicista. Fu l’inizio della svolta mistica: in Francia, secondo le sue parole, Feld aveva incontrato un misterioso mago e da lui era stato iniziato all’esoterismo. Vero o no, riuscì a trovarsi un contratto con la Decca, che pubblicò il suo singolo d’esordio, The Wizard, a nome Marc Bowland e poi Marc Bolan. Il cambiamento non fu progettato da Marc bensì dall’etichetta, convinta che Feld fosse un cognome poco adatto ad una star, tuttavia il singolo fu un flop completo, così come lo furono i seguenti The Third Degree e San Francisco Poet.
Ancora una volta Marc non si perse d’animo: provò a perseguire una carriera solista, entrò nel gruppo John’s Children (che si sarebbe distrutto nel giro di poco tempo, dopo una rissosa esibizione in Germania a supporto degli Who) e alla fine formò i Tyrannosaurus Rex. Il nuovo gruppo, estremamente malassortito, durò lo spazio di un disastroso concerto e fra loro rimase solo il batterista Steve Peregrine Took, che dovette vendere la batteria per motivi di sopravvivenza. Rimasti in due, con una chitarra acustica e delle misere percussioni, Bolan e Took s’imbarcarono in un tour che offriva ben poche certezze. Fortuna volle che durante una data fosse presente Tony Visconti, un ex musicista jazz divenuto produttore e arrangiatore, che rimase colpito in particolar modo dal carisma di Marc. La sua voce, il suo modo di muoversi, la sua determinazione gli fecero capire che sarebbe potuto davvero diventare una celebrità. Il gruppo trovò presto un contratto con la Parlophone e Visconti si offrì per produrre il loro primo album, My People Were Fair And Had Sky In Their Hair, But Now They're Content To Wear Stars On Their Brows, che si rivelò un moderato successo, tanto da convincere Bolan che i suoi sforzi stavano per essere ripagati.
L’apparenza suggeriva che le cose stavano migliorando grado per grado, i tour del resto erano sempre più lunghi e affollati, ma nel 1968 i Tyrannosaurus Rex si trovarono in un vicolo cieco. Il loro secondo album, Prophets Seers & Sages the Angels of the Ages, vendette inaspettatamente meno del previsto, e forse Bolan e Took si stavano rivolgendo al pubblico sbagliato: gli hippy che costituivano il nocciolo duro della loro fanbase inglese non erano esattamente la fetta di mercato più appetibile, soprattutto alla luce degli ambiziosi sogni di gloria originari. I due provarono a mutare suono, elettrificandolo per mezzo di una Fender Stratocaster, e l’album che scaturì da questa mossa fu Unicorn, che ancora una volta li costrinse ad accontentarsi di un moderato successo underground. Fu allora la volta di un disastroso tour americano, con Took che uscì dal gruppo a causa dei suoi numerosi problemi con LSD, per essere presto sostituito dal meno talentuoso ma più affidabile Mickey Finn. Il buon LP A Beard of Stars, quarto a nome Tyrannosaurus Rex e primo della nuova line-up, smosse di poco il loro profilo commerciale, ma catturò ottimi commenti da parte della critica.
Le cose tuttavia cambiarono per il meglio nell’ottobre del ’70, quando Bolan decise di accorciare il nome del gruppo in T.Rex: il singolo seguente, Ride a White Swan, arrivò al secondo posto della classifica inglese, e l’album T.Rex riuscì a salire fino al tredicesimo posto. Avvolta in spirali di chitarra fuzz e sostenuta da un ritmo insistente, Ride a White Swan alienò la maggior parte della vecchia guardia folk, rivelandosi il perfetto passaporto verso le vette delle classifiche. Era ciò che Bolan aspettava da anni, e le porte dei T.Rex si aprirono anche al bassista Steve Currie e al batterista Bill Legend. Con loro il gruppo era finalmente pronto per colpire l’immaginario di chi comprava davvero i dischi, i teenager, che reagirono spedendo il nuovo singolo Hot Love per sei settimane di fila al numero uno. Un successo da fenomeni, ma era solo l’inizio, perché la pubblicazione del singolo Get It On mandò la “T.Rextasy” direttamente alle stelle.
Molti anni e molti cambiamenti dopo, Mark Feld aveva finalmente ottenuto ciò che voleva, arrivare al top, diventare una celebrità nazionale se non proprio mondiale.
L’LP seguente fu intitolato nientemeno che Electric Warrior, come per dire di prestare attenzione, che tutto quel folk era una falsa pista e che da adesso in poi l’aria si sarebbe saturata di elettricità e tensione erotica. Era una chiara contorsione sessuale del rock’n’roll di marca ‘50s, e si trascinò dietro molte nuove leve del rock britannico, dai Roxy Music all’amico-rivale Bowie, inizialmente invidiosissimo del suo successo, ma lesto ad ampliarne la visione col suo Ziggy Stardust and The Spider From Mars.
Il successo in patria fu totale, e per un po’ anche gli USA (Electric Warrior entrò nella Top 40) si accorsero della novità. Bolan ebbe la sfrontatezza di definire Electric Warrior il suo primo vero disco; gli altri, a sentir lui, erano soltanto “delle idee”, con buona pace del povero Steve Took.
Nonostante il fenomenale successo inglese Bolan non riuscì mai a sfondare negli USA, che reagirono sempre con umiliante indifferenza ai suoi tour e singoli, ma questo fallimento può essere esteso a tutta l’infornata glam, troppo sfrontata nell’esibire una sessualità teatralmente ambigua e fittizia, o forse solo agghindata in modo troppo sgargiante per i gusti straightforward degli americani. Lui comunque era arrivato primo nel dare il via a quella stramba moda, presentandosi alla BBC con tuba, boa di piume e scarpe dai tacchi ridicolmente alti. Era il trionfo del kitsch puro, divertita risposta ad una certa seriosità che aveva avvolto molta musica “pop” di fine ’60. Se la Woodstock Generation aveva fallito, era forse ora che ci provasse la generazione seguente, chissà, magari con quegli abiti l’establishment l’avrebbe notata più facilmente.
A dispetto dei suoi meriti, e i meriti della rivoluzione che è esplosa a causa sua, la storia ha spesso sottovalutato i meriti di Marc Bolan, offuscandone la stella in favore dello stesso Bowie e di Ziggy Stardust, presto ricondotto verso altri personaggi (The Thin White Duke, Il Duca Bianco) e altre scintillanti direzioni. A Bolan non è stata del tutto perdonata la giocosità, lo smaccato senso pop che lo connetteva al rock dei primordi, quella sfacciata ricerca dei tre minuti perfetti che dal ’71 al ’73 gli ha garantito la bellezza di dieci singoli nella Top 10 britannica. Ed in tal senso è fuori di discussione che, come macchina da singoli pura, i T. Rex rivaleggino con tutti i grandi della musica inglese, Beatles e Stones compresi.
Tuttavia, dopo un dominio d’inizio ‘70s praticamente incontrastato, il successo dei T.Rex si sarebbe rivelato ben presto effimero. Giunti alla pubblicazione di Tanx, nel ’73, le loro vendite subirono un brusco stop, probabilmente a causa di una certa ripetitività che ne affliggeva la proposta musicale. Tre album ottimi ma privi di alcun progresso evolutivo avevano probabilmente stufato il pubblico, senza contare che anche Tony Visconti – autore di arrangiamenti spesso decisivi nella qualità di molti pezzi – stava per saltare giù da una barca sempre meno sicura.
Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow e Bolan’s Zip Gun, rispettivamente del ’74 e del ’75, furono quindi massacrati dalla critica come dal pubblico, il primo poi attirò molte critiche a causa di un evidente tentativo di correre dietro a Bowie e alla moda lanciata da Ziggy Stardust. Fu l’inizio del punto più basso della carriera di Marc, vissuto fra droghe, il matrimonio fallito a causa della relazione con la cantante soul Gloria Jones (che presto sarebbe divenuta sua moglie, dandogli il figlio Rolan) e soprattutto i commenti sarcastici della stampa inglese, che senza complimenti lo aveva già riposto nel museo delle cere. A suggello del momentaccio, nel ’76 l’album Futuristic Dragon arrivò solo al cinquantesimo posto della classifica inglese.
Bolan volle però stringere i denti e nel 1977 tornò in forma, completamente ripulito dalle droghe e prossimo a svoltare la boa dei trent’anni con rinnovata energia. Intanto il punk aveva sfondato le porte della musica britannica ed erano in molti a tributare rispetto, se non proprio amore, verso i rocker della generazione precedente. Convinto di essere tutt’altro che finito, Bolan diede alle stampe Dandy in The Underworld, che fu considerato da molti il suo miglior lavoro dopo i fasti di Elettric Warrior, e non fu certo un caso se il tour seguente vide come gruppo spalla una delle migliori punk band di sempre, i Damned.
Ma la fine arrivò pochi mesi dopo, il 16 di settembre, quando la Mini Minor guidata dalla moglie Gloria uscì di strada, sbattendo con violenza contro un albero. La morte si prese il solo Bolan e arrivò istantanea, ad un mese esatto da quella di Elvis.
E’ difficile dire cosa sarebbe diventato Marc Bolan se fosse sopravvissuto. Nonostante le continue speranze e dichiarazioni di rinascita, il modesto successo di Dandy in the Underworld rese chiaro che il marchio T.Rex aveva ormai perso molto del proprio appeal commerciale. Pochi giorni prima della disgrazia Bolan stava mettendo a punto un nuovo gruppo, firmando un contratto per la RCA, inoltre il programma televisivo “Marc”, una serie di sei puntate condotte per la Granada Television, si era rivelato un successo e aveva contribuito a rilanciarlo fra i nomi hip. L’intento della trasmissione era mostrare la connessione che intercorreva fra il glam e la nuova ondata punk, e Bolan si trovò perfettamente a proprio agio nella parte di gran cerimoniere. Per conto loro, i pezzi dei T.Rex stavano a meraviglia sia prima che dopo le esibizioni di gente come Boomtown Rats e Generation X.
L’inattesa scomparsa ha cancellato tuttavia ogni dubbio sulla sua futuribilità, dando il via ad un culto che pian piano è diventato sotterraneo e mal documentato. Nel corso di questi venticinque anni è stata pubblicata una notevole quantità di materiale inedito, soprattutto dal vivo, emersa su compilation e ristampe caratterizzate spesso da una scarsissima qualità sonora. Proprio a tal proposito il box quadruplo d’imminente uscita (Marc Bolan and T.Rex – 20th Century Superstar) è chiamato ad iniziare la completa restaurazione filologica della sua complessa discografia.


Bernardo Cioci

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