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STEFANO BOLLANI - Il cielo da quaggiù (Via Veneto Jazz)


Come una vera orchestra di Salonisti l’Orchestra del Titanic si presenta al proprio secondo appuntamento, “Il Cielo da quaggiù” (Via Veneto Jazz) in forma smagliante. E con l’eccleticità di quelli si presenta a un pubblico che negli ultimi anni ha imparato ad amare Stefano Bollani ed il suo immenso talento pianistico ed artistico, proponendo un disco sfaccettato, mai scontato. Bollani guida i suoi valorosi compagni (Raffaello Pareti al contrabasso, Walter Paoli alla batteria, Riccardo Onori alla chitarra e Antonello Salis alla fisarmonica) in un repertorio a propria misura basato su scarti timbrici, armonici, ritmici, di sonorità che ripropongono solo in parte le qualità di Stefano e dei suoi “orchestrali”. “Orchestrali” di lusso, comunque, che possono permettersi di spaziare dalle composizioni di Bollani, belle, sane, intelligenti, che denotano una vena anima poetica, nascosta a volte dal suo innato sense of humor,a brani del repertorio classico della canzone italiana antica- “amore fermati”-o moderna-“Titanic”, qui poco più che una boutade- a scherzi un pò più criptici- “Sly & the Family Salis” la capiranno solo i quarantenni, purtroppo!- -che siano.L’atmosfera è di grande serenità e familiarità con le cose della musia suonata; ogni musicista travasa un pò della propria arte,il coinvolgere gli altri colleghi è un merito che si deve riconoscere al giovane pianista, e mai appare neanche l’ombra di quell’aria accademica e di sufficienza di tanti dischi di jazz italiano, dove si fa tutto con grande serietà e presunzione,con i musicisti ben calati nel proprio ruolo, un ruolo a volte sconosciuto ai più.
Definire “Il cielo da quaggiù” un disco di jazz sarebbe restrittivo, non tanto per i brani cantati in cui appare la voce di Petra Mangoni, ma per l’aria totale che si respira, e riduttivo sarebbe spingerlo in quell’angolo.Pur con le difficoltà e le limitazioni della piccola etichettà e di piccoli budget, questo “Cielo da quaggiù” de “L’Orchestra del Titanic” diretta da Stefano Bollani merita una vasta esposizione,si percepisce che i musicisti hanno lavorato duro per crescere sviluppare l’idea dal disco precedente a questo. La musica de “L’Orchestra del Titanic” merita un posto anche nelle rassegne di musica italiana d’autore perchè tale è, oltre qualsiasi definizione specifica o di genere.E se un ruolo si può ipotizzare per un prodotto simile lo si ravvede proprio nella intenzione di diminuire le distanze fra stili e generi musicali vissuti in Italia come compartimenti stagni

Ernesto De Pascale

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