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Paul Simon: You're The One


Ritorna Paul Simon, l’autore di classici del cantautorato moderno americano da “ Bridge Over Troubled water “(con Art Garfunkel) a “Graceland”, con un nuovo album, “You’re The One” (Warner Brothers), dieci anni dopo il suo ultimo vero lavoro solo discografico, ”Rythms of the Saints” e tre ani dopo “The Capeman”, colonna del musical broadwayano dallo stesso titolo.
“You’re The One“ è un disco molto bello e allo stesso tempo molto distante dalle nostre corde: il suono corposo e ricco del cantautorato “importante” statunitense prende sempre più il largo da noi e dal bombardamento quotidiano a cui siamo sottoposti da ogni genere di media.
Oltretutto il grande segreto del quasi sessantanne compositore ed autore di Brooklyn risiede in una forte caratterizzazioone musicale – “Graceland” ne fu il più marcato esempio – e a differenza di personaggi come James Taylor o Jackson Browne, le sue migliori canzoni sono sempre create da un perfetto mix di armonia, ritmo, melodia e ricerca. Questo comporta che Simon è sempre più una sicurezza per quello zoccolo duro che non lo mollerà più, vita natural durante, ma che difficilmente potrà trovare riscontri corali di massa. Poco male per lui che non ha certo problemi di identità o sopravvivenza, molto male, invece, per chi non potrà o non vorrà aver modo di scoprire un così sfaccettato e completo artista che, per chi scrive, fra cento anni verrà ricordato alla stregua di un Porter, di Van Hausen, di un Burke o dei Gershwin. Ma oggi il mondo scorre veloce e nonostante giovani come David Gray – un 32enne britannico che fa ben sperare con un bel disco d’esordio e uno splendido singolo, “Babylon” – abbiano imparato la lezione proprio da Simon per il piccoletto newyorchese non c’è posto nella radioland internazionale nè nei mille media control europei.
“You’re The One” conferma il grande autore che è Simon e fa riflettere su come la creatività non abbia tempo – tre album in 10 anni dopo i due in venti degli Steely Dan dovrebbero far pensare molti! no? – e non deluderà i suoi fedeli. Agli altri solo il consiglio di stimolare la curiosità, almeno ogni tanto. Qui, fra queste canzoni, troverebbeo gradite sorprese. Fra tutte le canzoni ci preme segnalare “Senorita with a Necklace of Tears” da annoverare fra le più belle dieci canzoni di sempre di Paul e una spanna sopra il resto.

Ernesto De Pascale

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