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Me ne vado
Remo Remotti - Canottiere

(ConcertOne, 2005)
www.concertone.it



Si è detto che Remo Remotti abbia cominciato in ritardo a percorrere le tappe della sua multiforme carriera artistica – poeta, pittore, scultore, attore… Non si smentisce neppure stavolta: ottant’anni appena compiuti, un libro in uscita per Einaudi, questo cd Canottiere da poco apparso per l’etichetta indipendente ConcertOne. Romano, una vita da outsider in fuga per l’America e l’Europa, presenze significative in film e biennali d’arte, una vita attuale nel cuore della borghesia capitolina (di cui dice di non condividere la visione del mondo), Remo è un personaggio-opera d’arte lui stesso. Sfugge per sua natura a qualsivoglia classificazione attendibile e sarebbe fin troppo facile ornarlo con la cornice di ‘genio e sregolatezza’. La presente compilazione raccoglie brani delle sue performances poetiche in pub e discoteche, consegnandoci in modo esemplare il suo modo di guardare il mondo. Una bella testimonianza di una produzione poetica e della sua valenza performativa. Nelle ventuno tracce che compongono la raccolta la voce e le parole di Remoti sono saggiamente accompagnate da sonorità tra loro differenti – si va dai Recycle alla chitarra di Paolo Zanardi – ma in grado di sottolineare lo spirito della sua poetica. Gli eventuali contrappunti non fanno altro che scandire maggiormente la verve dell’artista. Nella sua poetica dominano le tinte forti, dotate di grande forza visiva, che raccontano un universo anarchico e funambolico, drammaticamente divertente, dissacrante, iconoclasta, irriverente verso tutto e tutti. Non è stato certo un caso che qualche tempo fa Remotti abbia letto in una libreria trasteverina le ultime poesie di Charles Bukowski, alternando ai versi dello zio Buk le proprie personali riflessioni e provocazioni in un ‘duetto’ ideale fra voci fuori da ogni margine. Non incasellabile, appunto. Remo ha lavorato con registi come Moretti e Bellocchio, e la scorsa estate in tour con Lucia Poli. Allo stesso tempo alcuni suoi pezzi vengono riproposti da diverse emittenti nelle loro trasmissioni cult. Una hit è proprio la traccia d’apertura di Canottiere, quella “Roma addio” che descrive l’amore-odio per la capitale attraverso luoghi comuni e posti geograficamente nominati in un incalzare struggente. A seguire ascoltiamo alcune poesie ‘manifesto’ come la straordinaria da un punto di vista espressivo“noi non riusciamo più a vedere”, e “la realtà” con l’irrisione drastica della disumanità del quotidiano. Non mancano certo i brani dedicati alle donne – “Silvana” , “Barbara” – per le quali il poeta dà libero sfogo all’accensione dei sensi senza frasi perbeniste di circostanza. Quando poi non si diverte a considerare gli istinti pubici con logica scientifica, come ci dimostra in “Sesso e matematica”. Il gioco linguistico è qui e altrove una delle caratteristiche di Remo Remoti e diventa parte importante proprio durante la performance. Canottiere è uno spoken word nel senso letterale del termine, dal momento che quest’artista non recita ne’ declama quanto semplicemente ‘dice’ le sue poesie e così facendo non prova a essere nessun altro che se stesso.

“Io sono di professione pittore e scultore, per me lo scrivere è un modo di concentrarmi. Nel tempo libero vado a puttane.”

Elisabetta Beneforti

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