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The Enemy – We’ll Live And Die In These Towns
(Warner Music)
www.theenemy.com


Here’s to you the new brit-rock wonder. No innovation, just a sharp guitar sound and good refrains in The Enemy’s first album.

Eccola qua, la nuova promessa del rock made in UK. Forti di un’estate nella quale in territorio inglese hanno fatto da supporto alle più navigate band del loro genere fino a suonare con gli Stones a Londra, i “nemici” sbarcano in Italia con il loro album d’esordio.
It’s only rock and roll but I like it, direbbero gli stessi Jagger e Richards. Proprio questo suonano i tre inglesi. Un discreto brit rock di cui sarebbe inutile citare le influenze, data anche la vasta area di somiglianza che si ritrova nei tanti album che il mercato inglese sforna di questi tempi.
Dai Manic Street Preachers agli Arctic Monkeys, passando per gli Strokes è il solito schitarramento, il suono affilato dei riff, i coretti e i ritornelli che canticchi per giorni.
Detto che di innovativo nel disco d'esordio dei tre non c’è praticamente niente, questo non implica che la qualità sia bassa. Tutt’altro.
Gli Enemy possono essere considerati a ragione la promessa dell’anno nel loro campo. Hanno uno stile che prende e l’album cresce notevolmente di ascolto in ascolto.
Si va dal trascinante riff di Aggro, che apre le danze, fino al post-punk di It’s Not Ok, una summa di quello che rimane del glorioso movimento nel rock attuale; un cantato quasi abbaiato, i cori che più che ai Ramones sembrano portare ai Green Day, in un pezzo che tuttavia è tra i punti di forza del disco. Insieme ad Away From Here, forte a sua volta di un buon giro di basso e del classico coro che infiamma le arene. Il resto dell’album prende vita da questi tre filoni. Fanno eccezione i pezzi più melodici, la title-track e i due brani di chiusura che, come troppo spesso succede per questo tipo di band, rinunciando alla forza del tappeto sonoro e alla carica della rapidità, suonano banali se non stucchevoli.
Gli Enemy sono ora attesi alla prova del nove, quella del secondo lavoro in studio, che decima tutti i loro cugini artistici. Alcuni elementi li rendono forti sul panorama discografico, la mancanza di originalità però ha un prezzo, vedremo se i nuovi wonder kids saranno costretti a pagarlo.

Matteo Vannacci

Track List

Aggro
Away From Here
Pressure
Had Enough
We’ll Live And Die In These Towns
You’re Not Alone
It’s Not OK
Technodanceaphobic
40 Days & 40 Nights
This Song
Happy Birthday Jane

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