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Jason Mraz - We Sing,We Dance,We Steal Things
(Atlantic – Wea)
www.atlantic.com

Un disco colpevolmente ignorato dai media si fa strada grazie al passaparola. Con una voce piacevole e un ben strutturato modo di usarla Jason Mraz arriva al suo terzo album in studio.

Here He is. Finally also in Italy someone is paying attention at Jason Mraz's skills for music and quality songwriting that gave him a big succes in San Diego's coffehouses and a little later in Los Angeles.

Questa recensione riguarda un album uscito già da qualche mese (maggio per l'esattezza) e vale la pena scriverla comunque dato il valore del disco e del suo autore che certamente non vi lascerà delusi sin dal primo ascolto.
Jason Mraz arriva dalla Virginia dove è cresciuto ascoltando Dave Mattews e gruppi locali come The Agent of Good Roots che poi sarebbero diventati la sua band. L'esordio discografico risale al 2002 con Waiting for My rocket to come prodotto da John Alagìa già con John Mayer,qualche anno dopo il trasferimento da Mechanicsville alla più artisticamente promettente San Diego dove era arrivato per studiare recitazione,rapidamente abbandonandola una volta presa in mano una chitarra acustica ed aver iniziato a scrivere canzoni. Canzoni che avrebbe iniziato a proporre al pubblico nelle coffehouses che in California spesso hanno contribuito al successo di autori giovani. Il percorso per Jason è stato proprio questo: dopo un certo tempo si iniziò a parlare delle sue canzoni anche nei locali di Los Angeles e da lì a registrare il primo album il passo fu breve. Nelle coffehouses Mraz si esibiva accompagnato al djembè dal percussionista Noel "Toca" Rivera con il quale alternava la musica a scambi di battute e momenti recitativi che arricchivano l'esibizione.
Questo We sing,We dance,We steal things arriva dopo la pubblicazione di un ep che conteneva alcuni dei brani che ascoltiamo qui riarrangiati e decisamente più accattivanti. Jason ha diminuito le parti di chitarra acustica e dato al suo stile un'impronta dance grazie all'uso delle percussioni spesso in primo piano e con una sezione fiati molto ben arrangiata e cori in perfetto stile soul. Il suo modo di cantare diviene più adatto all'ascolto radiofonico (ma riuscirà a passare attraverso le forche caudine dei direttori artistici delle nostre emittenti?) e rivela una tecnica da invidiare mutuata dai tanti ascolti giovanili primo fra tutti il già citato Mattews e poi da colleghi come John Mayer,Duncan Sheik e Jack Johnson.
Il pezzo di apertura del disco è una vera e propria freccia scagliata contro il giusto bersaglio. Si intitola Make It Mine ed è una di quelle canzoni che hanno beneficiato dei nuovi arrangiamenti rendendo un bravo cantante e performer acustico qualcosa di più e forse di migliore. Belle percussioni,fiati giusti e soprattutto una gran bella canzone seguita da I'm Yours anch'essa con un bel ritmo. L'album prosegue con momenti che alternano intimità (Love for a Child che racconta una separazione vista attraverso gli occhi di un bambino,cuori spezzati raccontati in Details in the Fabric) e gioia pura (Butterfly con i suoi giochi di parole sul sesso orale,Coyotes conclusa da un coro di bambini,Only Human dove ci si confronta con gli errori dovuti alla nostra natura di incorreggibili coglioni (a volte).
Credo,qualora vogliate dedicargli la vostra attenzione,che l'ascolto di We sing,We dance,We steal things vi lascerà soddisfatti e magari con la voglia di incontrare le cose da Mraz registrate in passato che ci fanno apprezzare ancor di più il talento di uno dei migliori scrittori di canzoni attualmente in giro per gli Stati Uniti.


Alessandro Mannozzi

Make it Mine
I’m Yours
Lucky (con Colbie Caillat)
Butterfly
Live High
Love for a Child
Details in the Fabric (con James Morrison)
Coyotes
Only Human
The Dynamo of Volition
If It Kills Me
A Beautiful Mess

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