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Alisdair Roberts & friends - Too Long in This Condition
(Drag City )

Lo scozzese Alisdair Roberts, nome fra i più ripetuti nel nuovo circuito folk in terra d’Albione, torna con un nuovo album in cui - sostanzialmente - non modifica il proprio percorso ma lo infarcisce di fascinazioni elettriche e apocalittiche. Robrets appartiene alla schiera di quelli che fanno sul serio e la scelta di snellire gli accompagnatori di per se già sparsi negli album precedenti e tornare nella sua natia Glasgow per cercare i migliori caratteri locali( si noti nella dicitura dell’album” …& friends…“) fanno di Too Long In This Condition una raccolta sensata e fortemente originale. Per essere più esatto è giusto sottolineare come Il segreto del disco risiede nella naturalezza della proposta.
Si prenda ad esempio la splendida “The Burning of Auchindoun”  che la dice lunga sul rigore di Alisdair un giovane che sa fuggire dai manierismi e che sa cattirare lo stridore delle differenze coniugando folk e punk come solo i Pentangle a loro insaputa seppero fare in album quali Reflection.
Altre perle: The Golden Vanity” journey song che si adatta bene allo stile discorsivo di Roberts pieno di di surreali dettagli nel racconto oppure “Kilmahog Saturday Afternoon”, scritta dal padre Alan, che suona come una electric jig dei Fairport di babbaccombe Lee aumentata delle cornamuse delle montagne Ozark
In Too Long In This Condition Alisdair Roberts torna indietro andando avanti; dopo la raccolta originale precedente ( “Spoils” un disco pieno di innovazioni e ricerca ) lo scozzese vira sulle ballate rendendole vitali e accessibili grazie a una qualità da storyteller che migliora disco dopo disco ( si ascolti “Two Sisters” con la bella voce di Emily Porta a fare da contrappunto).
Roberts è un bell’esempio di giovane con senso di responsabilità e disciplina, un artista che non se la mena per il suo lavoro, un po’ come fece Ashley Hutchings tanti tanti anni fa. Gente che abbassa la testa e tira a dritto nella sua odissea di personaggi metafisici finti o veri che siano.
Perché, come mi disse di persona lo stesso Roberts in una intervista pubblicata proprio su queste pagine sul significato della sua scelta fin da giovane di dedicarsi al folk, “all human life is here”.

Ernesto de Pascale

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