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Dave Specter - Spectified
Fret 12 Productions, 2010

Così a pelle questo disco mi ha ricordato le registrazioni di Wes Montgomery o di George Benson (prima che vendesse l’anima al diavolo del pop). Incisioni superbe in cui a suonare erano una chitarra che grondava jazz e blues da tutti i pori, un organo scuro e corposo come solo l’Hammond sa fare quando viene suonato da mani esperte; e una batteria essenziale ma precisa nel seguire l’incredibile interplay tra la sei corde e la mitica tastiera.
C’è stato un momento in cui mi sono detto: ma questi sono Santana, Buddy Guy e Peter Green che suonano insieme accompagnati dai Los Lobos! E quando è successo? Perché nessuno me lo ha detto?
Poi sono tornato in me e andando più a fondo ho scoperto che in Spectified c’era molto, molto di più. C’era e c’è tutta l’esperienza di un grande chitarrista di Chicago. Un musicista relativamente giovane che è in giro dal 1989 e che si è fatto le ossa suonando ogni sfumatura del blues con grandi artisti come Junior Wells, Son Seals, Hubert Sumlin, Otis Rush, Jimmy Johnson, Jack McDuff, Snooky Pryor, Kim Wilson e Ronnie Earl. Solo per fare qualche nome.
Non c’è voce in questo disco interamente strumentale. Oppure, se volete vederla così, ci sono le bellissime voci degli strumenti: la splendida chitarra di Dave sospesa tra funambolismo e buon gusto, equilibrio difficile da ottenere eppure lui ce la fa; le straordinarie tastiere (e qui giù il cappello) di Brother John Kattke e Pete Benson; e una possente sezione ritmica composta da Harlan Terson al basso, Greg Wyser-Pratte alla batteria e Victor Garcia alle percussioni. Se a questi aggiungiamo una sezione fiati coi fiocchi formata da Mike Cichowiz alla tromba, Dez Desormeaux al sax e flauto e Johnny Showtime Janowiak al trombone allora forse non c’è nemmeno bisogno di dire che nella traccia numero otto c’è un grande David Hidalgo alla fisarmonica.
Se del blues amate tutti i colori questo disco può fare molto per voi e per le vostre lunghe serate d’inverno in cui aspetterete che torni il sole sprofondati nelle vostre poltrone; oppure come colonna sonora di una festa tra amici o ancora come sottofondo al paesaggio che quando siete in macchina vi attraversa il finestrino.

Fabrizio Poggi

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