. Karen Dalton – In my own time
RISTAMPA
madeleine peyroux Karen Dalton – In my own time
(light in the attic / Wide)
www.lightintheattic.net

Album as audio documentary on the decline of a falling folk blues star of Village's fame, fascinating and sad


Nome noto sulla scena newyorchese nei sessanta, citata da Bob Dylan nei suoi “Chronicles” e ricordata spesso da amici quali Fred Neil, Vince Martin. Jimi Hendrix, Dino Valente, Holy Modal Rounders, Robbie Robertson e in generale da tutta la scena del Village, La Dalton fu a tortureted souls senza speranza. Albert Grossman, già manager di Bob Dylan, The Band, Janis Joplin e Todd Rundgren la accolse nella sua comune di Bearsvill, upstate New York e la affidò al produttore Harvey Brooks (già bassista di Electric Flag e nelle Supersession di Bloomfield e Kooper) cercando una strada, una disperata d'uscita, tentando di distoglierla da quelle droghe che Karen consumava con voracità.
“In my Own time”, 1971, per la prima volta ristampato su cd (originariamente l'album era su Paramount) sull'onda di altre ristampe dei precedenti album Capitol prodotti da Nick Venet, quello di Neil (“It's hard to tell who's going to love you the best”), è il disco più oscuro della Dalton: un folk misto a blues dai toni tragici e alla ricerca del riscatto.
“In my own Time “ non è un disco semplice: chi ha un pò di pelo sullo stomaco capisce al volo che qualcuno è andato in bagno a usare la siringa ed è ritornato stonato but the show must go on, qualcun altro scambierà il mellow mood alla Billie Holiday per quello di una dark lady dai toni intensi e antichi. Verità è che qui siamo davanti alla documentazione di una vera e propria tragedia umana. Non dissimile alla vita scellerata del primo James Taylor – tanto per riflettere su come si possa tornare indietro dal baratro, basta essere ricchi, poi si dice non serva.... - Karen Dalton aveva un timing vocale originale ed unico ed era più brava di molti suoi contemporanei e possedeva molto stile anche nelle sue ore più oscure come in “In a Station” o nella sua versione senza senso di “When a Man loves a Woman“.
E' “In my own time “ un urlo disperato? Forse no. Dylan fuggì dalle Woodstock Mountain pabbastanza presto per non rendersi conto di cosa accadeva ma gente come Paul Butterfield ci ha rimesso la vita ed altra come dr John ci ha messo decenni per tornare in se. Tutti da quelle parti stavano come lei se si esclude Todd Rundgren che non ha mai avuto bisogno di additivi visto che è fuori di suo da sempre.
Dopo questo disco Karen Dalton fu spedita a calci in culo a Los Angeles a cercare un riscatto personale nella speranza che il caldo sole dell'Ovest la confortasse: incontrò però lì la cerchia della mafia del Budino di Hollywood, Lowell George e compagni e fu come cadere dalla padella alla brace. Nacquero “Amazing” - poi rinominato Boogie Nights and one nights stands” con i Little Feat al completo in cerca di sopravvivenza - e poco altro. Poi Karen Dalton saltò in aria, tirando la volata a Judee Sill. Facendo a gara a chi delle due si sarebbe imposta prima come l'ennesima casualità nella storia del rock.

Ernesto de Pascale

Track list

1. Something on Your Mind
2. When A Man Loves A Woman
3. In My Own Dream
4. Katie Cruel - FULL MP3
5. How Sweet It Is
6. In A Station
7. Take Me
8. Same Old Man
9. One Night Of Love
10. Are You Leaving For The Country

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