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Nuovo capitolo della storia di Let it Be

The Beatles, Let it Be Naked

(Emi)

Let it be torna sulle scene a distanza di trent'anni con una nuova versione che esclude gli arrangiamenti aggiunti dopo la registrazione dei brani e riporta le canzoni alla forma con cui vennero concepite dagli autori. La nuova versione, voluta da McCartney, si chiama Let it Be Naked. La storia di Let it Be non è mai stata tranquilla. Quando la prima versione dell'album fu data alle stampe, nel 1970, i Beatles si erano già formalmente sciolti e aspettavano solo la fine di controversie legali perché la separazione diventasse ufficiale a tutti gli effetti. Nato per prestar fede a impegni di contratto, l'album fu ultimato in una prima, più essenziale versione grazie al lavoro del tecnico del suono Glyn Johns. Ad Allen Klein, manager in carica, il lavoro non piacque, e incaricò Phil Spector ( da solo un pezzo di storia dell'industria discografica) di farcirlo con archi e cori. Questa volta a non essere del tutto soddisfatto fu Mc Cartney, ma ciò non servì a modificare la versione del disco destinata al mercato. Oggi lo stesso McCarteny, che aveva conservato nel cassetto copia delle registrazioni originali, ha deciso di restituire all'album la veste primitiva, rivisitando la scaletta e cancellando il lavoro di Spector. Molti archi e sovraincisioni sono stati rimossi. The Long And Winding Road, all'epoca principale causa di insoddisfazione di Paul, è riportata alla sua essenziale identità di ballata. Stesso destino per Across The Universe, altissimo esempio delle qualità di autore di Lennon. Alcuni pezzi vengono rimossi del tutto, come Maggie Mae e Dig It. Compare invece in più Don't Let Me Down, all'origine B-side di Get Back.

Prima di ascoltare il disco si è curiosi di scoprire quale sarà il nuovo volto di Let it Be. La risposta è quella ipotizzabile: il trucco è rifatto, il volto è invariato. Così necessario rivisitare Let it Be? A parte la personale insoddisfazione di Mc Cartney, in Let it Be non c'era niente che non andasse. E, soprattutto, era Let it Be, prendere o lasciare. Certo fa piacere sapere che i Beatles sono ancora nei cuori di chi ascolta musica e che trent'anni dopo il loro mito ha ancora la forza di svettare in testa alle classifiche. Ma di manovre commerciali sul nome dei grandi artisti se ne vedono fin troppe quotidianamente, dalle compilazioni alle pubblicazioni postume. Già One qualche anno fa, raccolta di singoli dei Fab Four saliti al n.1 delle classifiche, portò a riflettere sull'alto riscontro commerciale di questo tipo di operazioni. Se One poteva però avere una sua utilità, la sensazione che si ha ascoltando Let It Be Naked è che cancellare gli arrangiamenti di Spector fosse del tutto superfluo. Considerando, per altro, che ci farebbe più piacere vedere McCartney, proverbialmente un autore di canzoni, proiettato in avanti con un buon nuovo disco piuttosto che a riflettere sul passato dei Beatles. Insieme alla nuova versione di Let it Be c'è un secondo cd con registrazioni di session e prove dei Beatles nel gennaio 1969. Curioso da ascoltare ma costituito solo da un susseguirsi di furtivi spezzoni, di cui i più interessanti sono le rapidissime performance di Paul al pianoforte. L'impressione complessiva che si ha è che chi non ha ancora conosciuto Let It Be nella sua versione originale non comincerà da quella Naked, e che chi invece Let it Be lo conosce bene vivrà questo esperimento soltanto come un gioco.

Giulia Nuti

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