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Report dalla Gran Bretagna

La seconda trasferta inglese del Popolo del Blues nel 2003 (dal 26 novembre al 1 dicembre) è in buona parte figlia di quella fatta nell’aprile. I progetti lanciati in quell’occasione hanno trovato un primo momento di realizzazione e le persone incontrate sono in parte le stesse. Ormai c’c aria di casa, e lo vediamo nei nostri comportamenti: sappiamo come muoverci, cosa evitare (specialmente nel cibo) e dove andare a fare una doverosa scorta di dischi e libri. Soprattutto Londra non è piu il solo centro del nostro viaggio, ma ci spostiamo a nord, o meglio all’inizio del nord come viene chiamata Chesterfield, nel Derbyshire.
Il nostro arrivo (Ernesto de Pascale, Sergio Salaorni e chi scrive) ha luogo il 26 novembre pomeriggio a Stansted, e la trasferta verso Londra in pullman dura piu del previsto.

Ci aspettano due impegni: salutare Emma Tricca che suona al 12 Bar Club in Denmark Street (la via del negozio Helker Sketer) e il concerto degli Yardbirds al Borderline, dall’altra parte della strada. Fortunatamente il nostro abituale albergo è in posizione ideale (dietro Leicester Square, e la mossa di portare il Secolo XIX intonso al personale di origine genovese si dimostra azzeccata) e andiamo a mangiare a colpo sicuro nel posto che ospiterr le cene londinesi di Ernesto e del sottoscritto. Emma ci aspetta in questo posto piccolo, ma che ha un grande rispetto per chi suona e per chi ascolta musica. Se qualcuno vuole bere e chiacchierare con gli amici si pun accomodare in un’altra stanza, ma dove si fa musica il pubblico è attento e pun scegliere tra stare in piedi davanti al palco o salire in una minigalleria con pochissimi posti. Con Emma, che conoscevo solo dal suo disco, ci mettiamo d’accordo per la mattina successiva. Arriviamo fatalmente in ritardo, dato che in Gran Bretagna i concerti iniziano alla nostra ora di cena, ma cin che ascoltiamo basta e avanza. Ernesto e io ci ricordavamo infatti della bella esibizione degli Yardbirds alla Flog nel 2000 (in concorrenza spietata con la serata finale di Sanremo, in cui nel 1966 il gruppo si esibe in coppia con Lucio Dalla cantando Paf Bumm). E soprattutto non ci perdiamo For Your Love e il brano che ha poi dato origine a Dazed and Confused dei Led Zeppelin. Dei vecchi sono rimasti, Chris Dreja alla chitarra ritmica e Jim McCarty alla batteria che ha la cassa con il tipico logo del gruppo. Il locale è la classica cave che in Italia avrebbe vita difficile con le leggi sui luoghi per lo spettacolo, ma l’atmosfera è giusta. Siamo veramente immersi in passato glorioso. Tra l’altro il Boderline è un club dalla grande tradizione con foto alle pareti che mostrano un bel parterre de roi: noto solo per esempio Ben Harper che un mese prima avevamo visto a Firenze con altre 7000 persone.
La mattina dopo, insieme a Emma, ci avviamo verso la stazione di St. Pancras dove parte il treno verso nord. Chesterfield è raggiunta dopo due ore scarse e alla stazione troviamo Ashley Hutchings in divisa di ordinanza, ovvero cappello, sciarpa e maglia della Fiorentina. Del progetto con Ashley, membro fondatore dei Fairport Convention, degli Steeleye Span e della Albion Band, abbiamo gir parlato nel sito e nel numero 4 del Popolo del Blues. Oltre a un tributo ai Fairport, con Ashley stiamo mettendo le basi per un album italo-inglese, ovvero brani in inglese ispirati a situazioni comuni storiche e culturali, ma anche con parti italiane. Inoltre lo stesso tributo ai Fairport conterrr un brano originale con la musica di Ernesto, nella doppia versione Working Underground e Passi. Mi piace ricordare alcune cose di questa due giorni di Chesterfield: intanto il lavoro del tecnico di studio, Paul Hopkinson, sempre concentrato anche in mezzo alla confusione, capace di stare in consolle dalla mattina fino a notte. Sarà con noi a Firenze nelle sessioni di lavoro per sua e nostra somma gioia. Inoltre Paul è anche chitarrista di un gruppo chiamato Lisahall, con un album di tutto rispetto. Poi i musicisti: Ken Nicol, cantante e chitarrista oltre che coautore di molti brani di Ashley, in bilico stilistico tra Gran Bratagna e Stati Uniti, gir collaboratore di Al Stewart; Joe Broughton, violinista eccelso e ragazzo di grande simpatia che ha portato anche il suo quartetto d’archi composto lui e da tre donne. Ashley è sempre carino e attento che noi quattro siamo sempre a nostro agio. Chesterfield si rivela una cittr deliziosa, meno cara di Londra: siamo ospitati in un albergo di charme gestito da una coppia di danesi. Alla fine di ogni giornata di lavoro siamo a cena in due country pub: la prima sera incontriamo nuovamente (dopo questa estate) l’ex-compagna di Ashley, la cantante Judy Dunlop, e il patron della Free Red records, Neil Wayne. L’etichetta ha gir stampato i box dei Fairport (5 Cd) e di Dave Swarbick (4 Cd) e sta predisponendo per il 2004 il box dei 25 anni Cropredy e soprattutto per i 60 anni di Ashley Hutchings. Infine facciamo sentire il materiale per il tributo ai Fairport: promossi Emma e Dario Lombardo, mentre per altri è'è ancora da lavorare, ma le cose facili non esistono.


Dalla quiete di Chesterfield la mattina di sabato 29 torniamo al gran ritmo londinese. La giornata è dedicata alla ricerca di materiale, dischi e libri, oltre a regali musicali per gli amici. Il nostro raggio d’azione è tra Piccadilly (Tower Records), dietro Oxford Street (dove c’c Harold Moores, specializzato in classica anche di seconda mano), Denmark Street (la gir citata Helker Skelter), Charing Cross (Fopp, dove i prezzi della roba nuova sono leggermente piu bassi) e le vie di Soho (dove è un continuo uscire ed entrare dalle porte dei negozi di dischi). Insomma, giorno di shopping, ma a modo nostro. Ci sarà anche l’allarme terrorismo, ma la città è piena di turisti e di persone. Il clima è sufficientemente mite nonostante siamo a nord e Leicester Square è piena di giochi da luna park e di tirassegno con premi in peluche.
Domenica l’appuntamento è a Wembley per la mostra di dischi rari. In pratica ci troviamo in un Palasport grande e ordinato con moltissimi banchi di roba bella e ben tenuta. In Italia contemporaneamente si svolgeva il Mei a Faenza, che stavolta non rimpiangiamo. Non c’c musica a tutto volume, non ti tocca incontrare e salutare persone a ogni angolo di stand, e soprattutto ci sono dischi di grande valore. A un certo punto si è materializzato anche Rick Wakeman per autografi di vario tipo. Purtroppo le scelte sono obbligate a pochi pezzi per non finire in breve tempo le sterline rimaste, ma sia Ernesto sia io usciamo soddisfatti. Lasciando da parte i preziosi pezzi in vinile, segnalo che ho acquistato un doppio bootleg dei Jethro Tull registrato a Montreux nel luglio scorso al prezzo di 28 Euro (lo stand era tedesco). In Italia so che qualcuno lo vende a 60 Euro!

La sera del 30 pern ci aspetta il concerto dei Caravan, gruppo di cui Ernesto ha promozionato in Italia l’ultimo disco (The Unauthorised Breakfast Item ? Eclectic 2003), appuntamento molto atteso. Al Bloomsbury Theatre, che scopriamo essere il teatro dell’Università di Londra (quanta invidia ho per strutture e gestioni del genere), il concerto è di quelli da non perdere. L’unico problema è dato dalla voce di Pye Hastings, i cui acuti iniziano a essere meno convicenti, ma il chitarrista è innegabilmente un leader in scena circondato da ottimi professionisti.

Ricordiamo tra tutti il violista-flautista e cantante Geoffrey Richardson. Per fare capire quanto questo concerto fosse impredibile segnaliamo che hanno eseguito tutta la seconda parte di In the land of grey and pink ovvero Nine Feet Underground per la durata di oltre 20 minuti. Sul palco è anche salito Jimmy Hastings (ormai avanti con gli anni) per brani che prevedevano il sax. Inoltre è stata eseguita Golf Girl, dallo stesso album citato prima che è datato1971, con la “musa ispiratrice” tra il pubblico e nel cocktail post-concerto riservato a giornalisti e amici. Un momento di grande cordialità con i musicisti con la speranza di rivederli presto in Italia.
Siamo a lunedì, il giorno della partenza. Avendo il pullman per l’aeroporto alle 14 dalla stazione Victoria, Ernesto fa in modo che si tengano le ultime riunioni di lavoro. Alle 11,30 incontriamo Barry Riddignton, il manager della Talking Elephant, l'altra etichetta che pubblica i dischi di Ashley e della Albion, insieme allo stesso Ashley che ha fatto la levataccia da Chesterfield (anzi lui sta a Cutthorpe nei dintorni, e non guida!). E' una persona estremamente concreta, conosce gli attuali Fairport con i pregi e i difetti e ipotizza come muoversi nell'ambito di Cropredy. Ernesto spiega le ragioni di questo progetto e per quanto mi riguarda assisto a una discussione dove la concretezza e il pragmatismo prevalgono su tutto. Forse è la prima volta nella mia vita che questo compare in maniera cose evidente. Si buttano giù idee, si fanno nomi per partecipanti di lusso, ma con elementi concreti e non pour parler. Poi alla compagnia si aggiunge Joe Black, della Universal inglese. Anche Riddington approfitta di parlare di lavoro con Joe, mentre Ashley mi chiede dettagli su uno dei due libri che gli ho regalato: si tratta di una bellissima pubblicazione del Comune di Firenze, unico testo completo sul calcio in costume, anche se in italiano. Ashley è molto interessato alla nostra storia e alla nostra tradizione penso non solo con lo scopo di metterla in musica. Poi la partenza per Stansted con un po' di "cartoline da Londra" viste dal pullman. E la voglia di tornare al più presto.

Michele Manzotti


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