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Saul Williams, Saul Williams
FaderLabel, 2004
www.saulwilliams.com



Il potere della parola dà un senso alla realtà, soprattutto se questa realtà è l'inferno dei ghetti afroamericani e la parola il mezzo di riscatto di tutta una comunità.Proprio da qui può nascere il flusso ininterrotto e energetico della poesia, forma di coscienza e espressione lirica che vive di puro ritmo. La musica è dentro la parola, come la parola chiede alla musica le assonanze per la rima;entrambe sono un grido, libere associazioni per vivere prima ancora che per fare arte. Questa matrice, non a caso molto vicina all'estetica blues, ha costituito il percorso di scrittura di molti poeti afroamericani - i Last Poets e Amiri Baraka primi fra tutti. E se questi ultimi sono i padri indiscussi della 'liturgia' lirica e beat, senz'altro loro discendente è Saul Stacey Williams, poeta e musicista (o come lui stesso si definisce fondamentalmente un performer) nato 33 anni fa a Newburg vicino New York e ora residente a Los Angeles. Alle sue spalle conta tre raccolte di poesie, la partecipazione allo straordinario film 'Slam' e il debut album 'Amethist rock star'; senza considerare poi i numerosi reading e le collaborazioni con vari artisti della east coast, da Dj Spooky ai Sonic Youth. Ultima uscita per lui questo cd che porta semplicemente il suo nome, ("l'ho chiamato così perché nessun titolo era più forte e volevo che rappresentasse i molti aspetti di me stesso"), un cd nato per puro piacere nella sua casa e con l'intenzione di mantenere questa caratteristica fra improvvisazione e riscrittura. Ancora una volta non manca di aprire cuore e anima per raccontare con rabbia le rivendicazioni politiche, ma anche per descrivere i suoi stati d'animo in un crescendo di riflessioni, dichiarazioni,incitazioni. Un vero e proprio manifesto, si direbbe,, un manifesto individuale e collettivo insieme ( nei testi l'io' e il 'noi' si alternano magistralmente) come già in 'Amethist rock star', con la differenza che stavolta canzone e spoken word si confondono fra loro nell'ininterrotta successione delle tracce. I materiali,tanto nella dizione quanto nei temi, sono quelli dell'ultimo suo libro di poesie 'Said the shotgun to the head' (MTV books 2003). La sua comunque è poesia, il suo percorso è senza dubbio quello dello spoken word, la sua versificazione è un ritmo avvolgente e implacabile - lui perfetto rimatore nato e cresciuto nell'ambiente dell'hip hop. Così questo self-title album si ascolta come una raccolta di testi poetici e le sonorità (venute, racconta l'artista,prima delle parole e volutamente non troppo 'pulite') si concedono all'hip hop come a sperimentazioni live:" Quanto ho ottenuto alla fine era qualcosa che ha catturato l'autorevole impertinenza dell'hip hop, la giocosa angoscia del rock and roll, il tormento inesperto e emotivo dell'emo e il fastidio del punk." Per tutte le tracce vale la stessa forza, la stessa energia scardinante, quella visceralità originata dal dolore e da un'amorosa determinazione. Come il personaggio da lui interpretato nel film 'Slam', Saul Williams continua a credere in un'arte in grado di tenere sveglie le menti e di contribuire ai mutamenti, sia sociali che esistenziali. Words make sense in a world that won't.

Elisabetta Beneforti


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