.



M-pact! - Live at the Triple Door
(M-pact records/Echeo)
www.m-pact.com
www.echeo.it

The italian M-pact! tour has been one of the most surprising for their style of A-cappella singing. Well-known in Usa, winner of the most important prize in close harmony music (Casa Award), the band begins to represent an important partner with italian associations for perfoming and teaching their technique. So it was a good occasion speaking with them after talking about their new album.

È uno dei gruppi vocali più quotati negli Stati Uniti. Il loro nome è alla pari di altri come Rockapella, The Housejacks, The Bobs, ma al tempo stesso la loro caratterizzazione è quella di navigare attraverso generi diversi con una particolare predisposizione verso il jazz. Parliamo degli M-pact! che da Los Angeles svolgono regolare attività concertistica nel resto degli Usa e in vari paesi dell’Europa Occidentale e dell’Asia. Il gruppo ha appena inciso il proprio quarto album: un doppio dal vivo, registrato a Seattle, dal titolo Live at the Triple Door. Già nel loro primo album è comparso un brano premiato dalla Casa (Contemporary A-capella Society of America), Change in my life, e la loro fama si è andata via via consolidando anche tra i non appassionati del genere. Un breve tour in Italia è stata l’occasione per un’intervista a uno dei componenti, Marco Cassone (gli altri sono Jake Moulton, Rudy Cardenas, Britt Quentin, Trist Elthan Curless, a cui si è aggiunto Jeff Smith), le cui chiare origini italiane hanno facilitato il nostro colloquio. Ma prima è d'obbligo parlare dell'album i cui brani hanno rappresentato gran parte del repertorio dei concerti nel nostro paese.




Il disco
Per chi ha scarsa frequentazione del genere a cappella, va subito sottolineato che esistono i gruppi che cantano con microfono e quelli senza amplificazione. I primi, tra cui gli M-pact!, utilizzano poi un tecnico del suono che bilanci il volume delle singole voci. Inoltre questo permette la valorizzazione della tecnica dello scat, il canto senza parole e imitativo degli strumenti che è patrimonio di molte formazioni, fra primi gli Swingle Singers già 40 anni fa. Per questo vengono valorizzati certi effetti e sfumature che altrimenti sarebbero meno evidenti. Nell'incisione (la prima interamente dal vivo) dove il quintetto (da poco diventato sestetto) mette alla prova le proprie capacità limitando al minimo il lirismo e giocando maggiormente su ritmo e figure virtuosistiche. Forse il modello a cui maggiormente i cantanti si ispirano è quello dei Take 6, ma rispetto a questa formazione, gli M-pact! non abdicano alla funzione primaria della voce. Piuttosto forzano il ruolo della stessa nella coesione tra le varie anime e i momenti solisti sono funzionali al lavoro complessivo. Il repertorio è suddiviso a metà tra brani originali e cover, a loro volta suddivisi in brani jazz e pop. La vocazione del gruppo è quella di andare oltre i generi e quindi Night and Day di Cole Porter e l'iniziale I wish sono vivisezionate in varie parti con la melodia evidenziata solo nelle parti iniziali e finali. Il momento più riuscito dell'album è sicuramente All Blues di Miles Davis, otto minuti di continua tensione musicale che non fanno rimpiangere l'originale, anzi tendono a ricreare una nuova atmosfera adatta per la voce. Da un punto di vista compositivo, segnaliamo U need 2 no e Somebody love me, brani che rapresentano una maturità stilistica che contraddistingue la formazione nell'ambito del canto A cappella degli Stati Uniti. Il doppio Live è stato indubbiamente un esame che il gruppo è riuscito a superare. Resta ora l'ulteriore sfida della formazione a sei e delle conseguenti nuove strade da percorrere.

L'intervista
Voi venite da Los Angeles: vi siete uniti sicuramente per una passione comune. Ma è successo per caso oppure qualcuno di voi già pensava di formare un gruppo?
Noi siamo tutti appassionati di musica che si sono conosciuti all'università dove abbiamo studiato pedagogia teoria, composizione, oltre a diversi strumenti che tutt’ora suoniamo. Proprio durante i nostri studi è nata l’idea di fare questo tipo di musica e di cantare professionalmente. Piano piano qualcuno ha messo su famiglia e ha preferito smettere di fare i tour. Quindi abbiamo dovuto forzatamente cambiare dei componenti. Alla fine abbiamo formato un gruppo che avesse una visione unificata del proprio lavoro. Ci piace registrare dischi, fare serate dappertutto (dai night club ai teatri con orchestre), comporre musica. Ma teniamo molto anche a insegnare: abbiamo fatto seminari in Giappone, Singapore e anche qui da voi. Ci piace molto avere contatti con i musicisti della zona. Questo ci permette di aiutare i gruppi locali per farli migliorare e registrare i propri dischi, sviluppando lo stile e la voce.
Quindi avete un'esperienza musicale variegata…
Se uno vede il nostro sito (www.m-pact.com) può notare che abbiamo fatto molte cose, musica da ballo compresa. Siamo il risultato di diverse storie musicali



In effetti se ascoltiamo la vostra musica sentiamo rock, jazz, funky. A cosa vi sentite più legati?

E’ sempre una piccola guerra tra di noi. Diciamo che è come fossimo seduti a un tavolo per cinque anzi (adesso in sei), e non c'è mai abbastanza da mangiare. Ovvero non c’è mai tempo pert cantare tutto ciò che vorremmo. Così dobbiamo scendere a compromessi l'uno con l'altro. Se i risultati sono organici, arriviamo alla nostra musica che non nasce mai per un fine commerciale. Anzi anteponiamo il risultato musicale al gradimento del pubblico. Nelle masterclass spesso qualcuno ci chiede da dove viene il nome M-pact!. Molti pensano che sia uno scherzo. M sta per musica, (mi piacerebbe pensare che sia per Marco, ma non è così) pact è il patto tra musicisti. Nella nostra carriera è fondamentale pensare prima di tutto alla musica e a ciò che possiamo sperimentare grazie alla voce. E questo lo facciamo attraversando molti stili.

Voi cantate sempre con il microfono, come studiate gli effetti come quelli per il contrabbasso e le percussioni? Avete una tecnica particolare?

Va detto innanzitutto che considero il gruppo formato da sette elementi invece che sei. Il fonico è strettamente legato a ciò che facciamo. L’impianto audio è un altro strumento, Le nostre voci sono come dita di una mano che suonano il pianoforte e così abbiamo studiato come l’impianto voci sintetizzi e realizzi al meglio il nostro lavoro. Ognuno ha i suoi microfoni, ma il percussionista Jake ne ha uno speciale con due canali: uno è per l’effetto charleston l’altro per la cassa.

Voi preferite comporre o presentate anche della cover?

Abbiamo subito imparato a pensare che fare il musicista significa anche essere un po’ furbi nell’esecuzione. Così è importante per noi avere un pubblico (anche se come ho detto prima pensiamo innanzitutto alla musica). A noi piace molto scrivere e comporre, ma sappiamo che qualche volta chi ci viene ad ascoltare vuole qualcosa di conosciuto.
In Italia che accoglienza avete trovato? Hai trovato particolare predisposizione ad ascoltare un tipo di musica che da noi è meno popolare rispetto agli Stati Uniti?

Non sono d’accordo, perché secondo me invece l’Italia è un paese molto più disposto di altri alla musica vocale. Forse la parola è grossa, ma penso che stiamo andando incontro a una rivoluzione in questo genere. In America i gruppi vocali si stanno moltiplicando, non solo nelle università ma dappertutto. Penso che stiamo per vedere la stessa cosa in Italia, sulla scia di paesi come la Germania.

Michele Manzotti

Foto degli M-pact! dal vivo di Fausto Caravati

Siti consigliati
www.casa.org (Contemporary A-capella Society of America)
www.singers.com (Primarly A-cappella)
www.a-cappella.com (Mainely A-cappella)

www.a-cappella.it (Il portale della musica a cappella in Italia)

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker