. Mark Z. Danielewski - Casa di foglie

Strutture alterate della percezione

Mark Z. Danielewski - Casa di foglie
Mondadori, collana Strade Blu,2005
www.mondadori.it


Di Mark Z. Danielewski si sa poco, solo brandelli di informazioni dalla rete e dalle quarte di copertina. Un’unica foto tagliata e ricostruita graficamente, cammuffata con disegni a pennarello. Nato a New York nel 1966 – suo padre era un filmmmaker d’avanguardia – Mark cresce in un ambiente familiare di intellettuali, all’interno del quale lunghe discussioni a tavola si alternano fra libri letti e film visti. A dieci anni scrive il suo primo libro intitolato Hell-Hole, 360 pagine di un’educazione sentimentale nella grande mela attraverso la droga e il carcere. Il padre lo giudica immorale e l’insegnante del liceo lo bolla senza troppi complimenti ‘dirty book’. Studia a Berkley e a Yale, dove viene rifiutato in ogni corso di scrittura creativa cui si iscrive (!). Poi per dieci anni si dedica alla stesura del suo romanzo d’esordio Casa di foglie, arrivato finalmente in traduzione italiana nell’ultimo scorcio del 2005 dopo l’edizione americana per la Pantheon e occasionali apparizioni in svariati siti internet. L’immaginifica quanto assoluta protagonista di questo libro imperdibile è una villetta che risponde al nome di Ash tree lane.

Chi entra a Ash tree lane e vi abita è destinato per sempre a scardinare le sue certezze. Chi si avvicina a quanto accaduto a Ash tree lane si chiede se quello che vede è la realtà o solo la rappresentazione di una coscienza alterata. A Johnny Truant è toccato in sorte proprio di ripercorrere quest’esperienza straniante, dopo il ritrovamento degli appunti del vecchio cieco Zampanò sul film di culto “the Navidson record” girato con videocamere HI8 disseminate in ogni stanza. Quella che sembrava una tranquilla dimora come tante nella campagna statunitense diventa un cupo scenario con l’apertura di una porta apparsa dalla sera alla mattina. Un’altra casa si dilata all’inverosimile in stanze comunicanti e corridoi bui, esplorando i quali più di una persona si avventura senza poter tornare indietro. Affascinante e portatrice di inquietudini al limite della pazzia, questa ‘altra casa’ dentro Ash tree lane è un labirinto mobile e mutante come un ghiacciaio.Casa di foglie è un romanzo magmatico dotato di una struttura narrativa tanto complessa quanto intrigante: la storia della pellicola documentaria, la vicenda allucinata di Truant, la figura di Zampanò e le annotazioni metaletterarie dell’autore sono narrazioni che si aprono una dentro l’altra come finestre durante una navigazione su Internet. Così per oltre ottocento pagine ci aggiriamo stupefatti fra descrizioni e liste di nomi,parti di testo scritte in diagonale o capovolte, differenti caratteri tipografici e differenti lingue, poesie, lettere, foto… come se chi legge fosse libero di seguire una storia anziché un’altra , spostandosi a suo piacimento e logica. In un’intervista Mark Danielewski ha detto di essere particolarmente interessato a come il lettore si muove attraverso un libro e che la sua idea nel posizionare il testo sulla pagina – a parte l’influenza ricevuta da E.E.Cummings e da John Cage – è cinematografica tout court. Il suo testo lavora infatti come una telecamera, rallentando e accelerando, girando gli angoli e zoommando, realizzando panoramiche e dissolvenze.

A metà strada fra fantasia allo stato puro e incubo dopo l’insonnia più devastante, tutte le storie contenute in questo romanzo stupefacente sono la porta per viaggiare nella metà nascosta della realtà quale la conosciamo. Casa di foglie è veramente una summa della nostra epoca, dei suoi rituali e delle sue paure, del suo immaginario e dei suoi traumi, delle sue paralisi e resurrezioni. Un libro divertente, provocatorio, terrificante e visionario. Una nuova psichiadelia letteraria per il presente millennio.

Elisabetta Beneforti

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