. The East Village Opera Company - The East Village Opera Company

The East Village Opera Company - The East Village Opera Company
Decca
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The next ‘Big Thing’ from New York: Freddie Mercury would be enthusiastic.

New York è davvero un luogo magico: qui davvero si ha l’impressione che le idee prendano forma e sostanza. ‘The East Village Opera Company’ non potevano che nascere a New York o, al massimo, a San Francisco’; così mi ha detto Ernesto De Pascale, quando mi ha consegnato questo CD e la sua frase mi ha incuriosito ancor di più.
Questo disco possiede tutti i requisiti di un disco da alta classifica e, al tempo stesso, di produzione indipendente: è prodotto in modo impeccabile, con suoni ed arrangiamenti maledettamente perfetti, studiati nei minimi particolari; è ‘furbo’ come deve essere un prodotto che si propone di scalare le classifiche ma è anche rivoluzionario come un disco indipendente, perché non segue nessuna via già tracciata, e tenta una strada impervia e difficile che sembra quasi più per un pubblico d’elite.
‘Overture’ mette insieme Le Nozze Di Figaro con ‘won’t Get fooled Again’ degli Who e ‘We Will Rock You’ dei Queen e ci riesce come né i Deep Purple o lo stesso Freddie Mercury era riuscito. Tutto è fuso insieme, può piacere o non piacere, ma è perfettamente armonizzato.
‘Nessun Dorma’, è cantato con voce morbida, fedele alla melodia, ma che rimanda immediatamente ai Back Street Boys sui cui s’inserisce un solo alla Brian May alla fine del quale parte una ritmica per archi e gruppo rock che pare ‘Kashmir’ degli Zeppelin permettendo al cantante di piazzare un potente acuto. E tutto questo in soli quattro minuti e trenta secondi scarsi. ‘Un Bel Dì’, è a metà tra il musical, ricco di stacchi e molto recitato e un brano degli Evanescence, mentre ‘Habanera’ sembra un pezzo degli U2 cantato da una donna…
Si è come sopraffatti, tra lo stupito e lo scioccato; queste versioni sono infatti al tempo stesso ‘blasfeme’ ma possiedono fascino, anche perché le citazioni rock sono state sapientemente scelte e, paradossalmente, sono proprio queste a rendere più semplice l’ascolto. C’è, insomma, una sorta di ribaltamento temporale: la musica ‘nuova’, il rock, diventa la musica istituzionale su cui inserire le arie d’opera, che sono la novità. E questa idea è davvero geniale poteva solo prendere forma in New York. Come sempre hai ragione Ernesto.

Jacopo Meille

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