. Julian Cope on Krautrocksampler

Julian Cope on Krautrocksampler


In un solo libro, “Krautrocksampler”, tutto il rock orgoglioso e vandalico tedesco degli anni settanta. Per autore uno che di cose psichedeliche se ne intende, il mancuniano Julian Cope, artista/agitatore a tutto tondo, dai toni new wave dei suoi, influentissimi, Teardrop Explodes, in coda a quel decennio, fino ad oggi, ai recenti volumi “The Modern Antiquarian”e” The Megalithic Europen” perfetto compendio di una vita da vero Stoner alla guida dei Brain Donor (“Un gran bel nome, no?”, tiene a specificare!) presto in tournée inglese.
Oggi Cope presenta “Krautrocksampler”, un volume che, pubblicato nel 1995, rilanciò un genere/non genere latitante per anni dai grandi saggi critici, il cosiddetto kraut rock, per l’appunto.



Il libro viene pubblicato in Italia dai tipi di Fazi Lain-Books, dieci anni dopo.
“”KrautrockSampler” ha un sottotitolo inequivocabile – specifica il 48enne Julian – ” Guida personale alla Grande Musica cosmica “. E’ perciò una visione privata di un genere che nei primi settanta, finalmente! non aveva niente a che fare con la predominanza americana e inglese. I risultati del libro e le ristampe in più paesi d’Europa, mi hanno dato ragione ad aver scommesso su questi eroi mai cantati prima dell’ underground tedesco”.
Tutto qui? No! Cope ha ragioni ben più alte, come un po’ in tutte le cose che affronta in prima persona.
“Siamo a un punto della storia dell’uomo in cui è assolutamente necessario ricostruire la società. Non si può continuare a vivere su tradizioni che ci hanno affibbiato generazioni ormai lontane. L’emisfero in cui viviamo non ha bisogno di divinità !. Il Krautrock è stato uno dei pochi generi ad aver affrontato, inconsapevolmente, questa rinascita”.
La visione impietosa corrisponde da vicino all’ardore con cui Cope descrive il krautrock.
“Cito una dichiarazione del filosofo E. Lecca dal volume “Breaking Glass: Avant - Garde meets Pop Music (!966-20019”): «Se Krishna, Buddha e Cristo avessero agito nel contesto della musica dei nostri giorni, avrebbero sicuramente fatto parte della scena cosmica tedesca». Il senso è chiaro!".
Il Krautrock licenziò alcuni capolavori indiscussi: ”Phallus Dei” ed “Yeti” degli Amon Duul II, l’unico gruppo visto in Italia ancora nei loro giorni migliori (1972), il freak & roll di “Schwingungen”, ”Join Inn” e il lisergico “7Up” degli Ash Ra Temple di Klaus Shulze e Richard Gottingher (l’ultimo dei tre con il poeta Timothy Leary”), l’intera discografia dei Can con punte di diamante in “Tago Mago” ed “Ege Bamyasi”, gli abrasivi Faust con i loro primi tre album, la geniale freddezza dei Kraftwerk che ancora oggi stupisce, la poetica melanconica dei Popol Vuh, l’elettronica meditativa dei visionari Tangerine Dream e quella d’assalto di L.A. Dusserdolf e dei proto punk Neu.
Quelli citati, insieme a decine e decine di altri minori, furono dischi influenti, scoperti nella solitudine della propria cameretta da tanti fans, ovunque al mondo, ognuno diverso dall’altro, ognuno ossessionato dalla voglia di manifestare la propria originalità che quella musica rispecchiava in pieno. Riscoperti con il clamore e l’enfasi che solo un pensatore controcorrente poteva comunicare, la forza di tanti di questi album resta intatta.
Pochi altri generi/non generi avrebbero prodotto con così tanta diversità all’interno di un solo nucleo musicale.
“A far nascere il Krautrock fu il vento forte dell’Est – afferma Cope - che soffiava sopra la rabbia della scena angloamericana degli anni sessanta – e continua – la musica rock deve continuare ad essere antagonista, non ha bisogno di corsi, di scuole, di spiegazioni. Bollocks!, Se i ragazzi scoprono che gli racconti cazzate, si ribellano. E io in “krautrocksampler” non ne ho certo raccontate, merito di quegli album!“.

Ci furono esempi di kraut rock o musica cosmica altrove in Europa, anzi, più esattamente in Italia?
“Battiato in “Fetus” e “Pollution”, Roberto Cacciapaglia e il mitico trio Italo/Svizzero Brian Ticket, guidato da un immenso talento, Joel Vanderbrook!, un gruppo che da solo si sarebbe meritato un intero libro. Che qualcuno renda loro merito”.
Julian Cope, coltissimo nello specifico del rock tedesco (e non solo in quello), divertendosi moltissimo, in “KrautrockSampler” ha però anche continuato a costruire bene il suo futuro, a noi imprevedibile, a lui, evidentemente, chiarissimo, fatto di logiche lontane da quelle della discografia che così tanto osteggia.
Cope non solo ha dato un futuro al krautrock rendendolo contemporaneo, risvegliando da solo un intero catalogo, ma Saint Julian, impossessandosi per primo e in tempi non sospetti di una patata bollente che la discografia tentava di nascondere sotto il tavolo (rock fricchettone, sufficientemente rumoroso e intellettuale da far impallidire il San Francisco Sound, poche ragazze nelle band, giovani capelloni drogati, testi insulsi, diforismo urbano e suburbano) ha tornito e forgiato un solido scudo personale, costruito con cura e certosina precisione per giustificare ai più la sua follia.

E continuare a vivere felice e contento nel nome di Thor.

Ernesto de Pascale

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