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Joe Jackson - Rain
(Rykodisc/Audioglobe)

Joe Jackson ha scoperto molto giovane che scrivere canzoni era per lui, precoce personaggio dell’irrefrenabile talento, un processo naturale. E fin dai suoi esordi ne ha scritte di straordinarie, firmandole con precisi intervalli e modulistiche che la sua voce ha saputo sfruttare in pieno. Troppo scomodo per essere un esponente della New Wave, troppo alto, troppo in anticipo o in ritardo per la riscoperta del Jive, troppo magro, troppo trendy per la resurrezione del jazz Blue Note, pure un po’ daltonico, nei primi ottanta Joe dovette lasciarsi alle spalle il vecchio continente ed espatriare a New York City, unico luogo - forse ? Certo che sì ! - dove il suo eclettismo poteva finalmente trovare casa e un po’ di pace per la sua anima torturata dall‘headbanging di soli pochi anni prima.
Il suo miglior disco, Night & Day, sintesi dell’intenso humus che scorreva nelle vene della città che non riposa mai, scaraventò Jackson dritto dritto nel gotha dei grandi compositori pop moderni. Seguirono colonne sonore, live, dischi di classica, un secondo Night & Day un po’ sprecato ( nel 2000) e, infine, un periodo relativamente silenzioso. Quindi, dopo vari ripensamenti, Joe Jackson - un tipo che si fa tirare il culo per nulla! - ritornò con prepotenza alla ribalta nel 2003 riunendo il suo primo gruppo, producendo un buon album e girando il mondo con un tour apparentemente naif ma musicalmente soddisfacente che lo portò anche sui palcoscenici italiani.
Adesso, ombrello aperto perché non si sa mai, firma Rain, il disco più vicino a Night & Day, il suo miglior album degli ultimi venticinque anni, un album di dieci canzoni tutto costruito su melodie fortissime, su una confidenza nella scrittura che da anni mancava, su un pianismo secco e stringato che non lascia ripensamenti.
Accompagnato dal fido Graham Maby al basso e da Dave Houghton alla batteria, Jackson licenzia splendide performance che accompagnano altrettante belle canzoni: dalla straordinaria esecuzione vocale e strumentale di Solo(So Low), con tutti i marchi di fabbrica del nostro in bella mostra, fino all’incipit galvanizzante di Invisible Man attraverso la fluida Rush Across The Road che svetta per una coda epica in cui l’interplay dei tre musicisti brilla, l’intero Rain lascia l’ascoltatore soddisfatto.
Disco convincente che se molto suonato per radio ( ma da quale radio ? …) potrà trovare nuovi adepti, il nuovo cd di Joe Jackson è una esplosione di talento, un vero tour de force muscolare e intenso. Dei suoi dischi esordi l’artista ha mantenuto intatta l’attitudine a non mollare ( King Pleasure Time ) con Joe che carica i brani ritmicamente e costruisce le dinamiche su un pianismo che non dimentica una disciplinatissima formazione classica.
Tutto questo ben diddio però non basta ! : quasi a voler ricordare a gente come Ben Folds chi è il progenitore di una intera scuola, Jackson parla alla sua generazione usando quel linguaggio che lo rese celebre all’epoca, giocando sulle corde di un lirismo agrodolce e sinuoso come nella bellissima Wasted Time o su quelle di jazzismo ritmico alla Horace Silver che stupisce per eleganza e precisione ( the Uptown Train tutta giocata sul falsetto ansiolitico del musicista inglese e su un gioco di start/stop che aspettiamo risentire dal vivo!).
Joe Jackson con Rain ha voluto insomma dimostrare a se stesso che è ancora un grande melodista pop dotato di swing e di un drive non comune, autorevole e al passo con i tempi e ai suoi fan la sua non trascorsa grandezza. Una presa di posizione logica e giustificata dalla bontà di un lavoro senza sbavature in cui la buona scrittura è fortificata da una esecuzione stellare.

Ernesto de Pascale

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