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Ma qui una volta non c'era Penny Lane?
E Strawberry Fields dove è finita?
Liverpool, dove sei?

Ringo Starr - Liverpool 8
Capitol-Emi
www.emimusic.it

Another good pop record for ex-beatle Ringo Starr,maybe too light compared with other episodes of the drummer's career but it's worth to listen. Always good music from one of the greatest drummers in rock history.

È un disco strano... slegato anche dopo ascolti reiterati, è l'unica star che dopo 30 anni torna con la Emi dalla quale stanno scappando tutti Macca compreso e poi ha di nuovo litigato. Uno dei maggiori difetti di Ringo è quello di mal sopportare i consigli e la progressiva importanza che le persone intorno a lui acquisiscono col passar del tempo (parliamo della musica). Insomma se la tira un pò e credo tutti faremmo lo stesso se fossimo stati uno dei Beatles, insomma "dite quel che volete ma il capo sono io". Mark Hudson, nel corso degli anni, dal disco "Time takes time" che ha fatto tornare l'ex-beatle ad una carriera solista più che rispettabile rispetto al passato, divenuto il suo braccio destro ha passato la mano a disco praticamente ultimato. È stato sostituito alla grande con Dave Stewart che insieme a Ringo ha scritto la title-track "Liverpool 8" (dedicata alla sua città abbandonata presto causa successo mondiale ma mai dimenticata) e ripulito un pò le tracce già semicomplete togliendo un pò di Beatles e aggiungendovi un certo tot della sua sensibilità e del suo sound. Dicevamo un disco slegato,un pò leggero, senza una hit trainante ma pieno di belle canzoni pop che oltre a confermare la forma del mitico batterista ci regala ancora una volta un cantante comunicativo e simpatico. Arrivo a dire, talmente lo stimo come musicista, che proprio la sua immagine gioviale e di persona un pò sciocca gli sia stata dannosa come strumentista. Raramente considerato per quello che è,il batterista che ogni band rock pop vorrebbe avere,nel corso degli anni ha inciso grandi album come "Ringo" e "Goodnight Vienna" per poi perdersi anche in beghe personali che lo hanno temporaneamente spento. Anni dopo, iniziato il sodalizio con Mark Hudson, Ringo ricomincia a fare concerti finalmente con un gruppo fisso e senza la platea ampia ma dispersiva di grandi ospiti. Realizza tre buoni dischi in studio,molto beatlesiani e amati dai fans, oltre a diversi cd dal vivo e si torna a parlare di lui. Intanto muore anche George, se ne va Klaus Voorman, Harry Nillson ha detto ciao nel ‘94 e a lui nel cd è dedicata "Harry's Song" quindi le cose cominciano a cambiare. Si considera la vita in un altro modo e la fede buddista aiuta a considerare il gran salto come accade con l'ultima traccia "R U ready?", un pezzo country che riporta a "Beaoucup of Blues", dove Ringo affronta l'ultimo pensiero con la leggerezza della filosofia e della saggezza indiane. Questo dualismo tra ricordo e fine raccontato da alcuni episodi del disco ci fa venire in mente l'ultimo Mc Cartney, "Memory almost full", che dallo stesso dualismo traeva la sua linea di racconto. Del resto, ripeto, quando si hanno dei ricordi come quelli loro si tende a raccontarli e si è poco abituati ad essere contraddetti. Ci pensa la vita a farti stare coi piedi per terra, la musica è un'altra cosa, quella serve a volare...

Alessandro Mannozzi

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