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Jeff Larson – Heart of the valley
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Chi ama le melodie dolci e affabili, solatie, romantiche, quelle che guardano a una certa tradizione della California anni Settanta, probabilmente apprezzerà più di un aspetto nel nuovo album di Jeff Larson. Heart of The Valley è una collaborazione a due, dove l'ago della bilancia a tratti pende quasi più verso quel nome che in copertina non appare se non nel retro, come produttore. Si tratta di Gerry Beckley degli America, autore di buona parte delle canzoni e capace di portare da produttore all'interno del disco il feeling inconfondibile che deriva dalla sintesi del suo personale bagaglio artistico. Nell'album non mancano gli ospiti scelti ad arte, come Rusty Young alla pedal steel (già nei Poco) e Jeff Foskett (cantante e chitarrista con Brian Wilson). La cantabilità del brano di apertura Heart of The Valley è la suadente introduzione all'universo di un album che non esce per una major, ma che si gioca comunque la carta di una radiofonicità pop e mainstream. Se per una metà l'album di Larson guarda a chi l'ha preceduto sulla strada del cantautorato melodico, l'altra metà sfida proprio il territorio del mainstream. Di percorrere questa strada può valere la pena dal punto di vista del profilo dell'artista, ma non sempre i risultati sono gli stessi dal punto di vista musicale. Vincono i momenti acustici, quelli alla Jackson Browne, come il breve quadretto di Airport Smiles e la conclusiva One Lit Windows. Non mancano i brani riusciti come Southern Girl, più americano e country rock, perfetto come il sorriso di una ragazza del sud per sciogliere il cuore di certe frange del mercato discografico del nord. Ma un trittico come Minus Marci, Calling e One Way Ticket svolta troppo, parlando senza malizia, verso la colonna sonora di un telefilm americano per adolescenti o verso il Ronan Keating della traccia simbolo di un celebre film. Ed è un peccato, perché l'album non decolla. Giulia Nuti
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Heart of the valley |
