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Funk Off, Little Beat
(Black Candy Jazz/Audioglobe)

Il sassofonista e flautista Dario Cecchini guida da anni la più famosa marching band d’Italia, Funk Off, nata e cresciuta a Vicchio, tra le mura di un agguerrito circolo del jazz che continua a produrre belle cose. La tenacia di Cecchini e la valenza di questa formazione ha fatto sì che il nome del gruppo facesse presto il giro della nostra penisola e non solo. Sull’onda di tante e tante date dal vivo i quindici musicisti giungono oggi al loro secondo album (“Little Beat” Black Candy Jazz/Audioglobe), settantuno minuti di buona musica che resistono all’impatto del supporto e si fanno apprezzare per i buoni temi musicali e per la varietà delle soluzioni stilistiche scelte da Dario e dai suoi. Registrato nel teatro di Vicchio il secondo disco dei quindici è il frutto di chilometri e chilometri di strade e piazze calpestate dai Funk Off nel corso delle loro esibizioni. E’ facile, infatti, apprezzare l’ensemble per le loro infuocate esibizioni, infatti, ma ben altra cosa è fermare l’attenzione dell’ascoltatore lontano dalla incredibile presenza scenica dello stesso. In questo album ci sono però degli ottimi momenti di musica come “ friendship” un brano che sottolinea la classe e il gusto compositivo di Cecchini e l’unità del gruppo e che lancia una bella prestazione di Maurizio Gianmarco al sax soprano e non da men sono “1,2,3”, “Nothing to Say “con Marco Tamburini alla tromba; molto divertente è “Aow”, manifesto cantato in italiano delle regole del genere musicale di riferimento dei nostri, il Funky. Dario Cecchini con la pubblicazione di questo cd può portare i suoi a testa alta al Jazz & Blues Heritage Festival di New Orleans e far esibire i Funk Off sullo stesso palcoscenico di fenomeni come la Dirty Dozen Brass Band ed uscirne con molti complimenti, magari dando a tutti gli increduli appuntamenti nell’ accogliente teatro di Vicchio, provincia di Firenze. E’ questo un esplicito invito affinchè gli operatori che si occupano di esportare la produzione di creatività locale, e di così alto livello, non si facciano sfilare l’idea da altri. “Little Beat” giunge quindi come una buona notizia; è la dimostrazione dell’estro artistico e della capacità organizzativa di un piccolo gruppo di appassionati di buona musica che ha – in fin dei conti – sovvertito le regole dei giochi che vedono la musica uscire dalle grandi città.
Brevettando il marchio del Funk Made in Vicchio.

Ernesto De Pascale


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