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Bob Dylan: Chronicles, vol. 1
(Simon & Schuster, 2004)




Pure Bob!

“Chronicles” prima autobiografia di Bob Dylan, è una affascinante lettura. La lingua inglese, non editata, molti gli errori conservati dal manoscritto originale, è quella del “menestrello di Doluth “, quella a cui siamo abituati ascoltando i suoi dischi. C’era l’esigenza da parte di Bob Dylan di pubblicare questo volume? lui, nella sua prima intervista tv in 10 anni risponde affermativamente, ma pagina dopo pagina ti accorgi del contrario. Eppure, non puoi tornar più indietro tanta è la tensione emotiva della scrittura e del suo errare che pare andare di pari passo con la scoperta del giovane Dylan di New York City. Nessuna citazione della separazione dalla moglie Sara, l’incidente motoclicistico del 1966 (cambierà la musica di Dylan negli anni a venire) relegato a un rigo così i “Basement Tapes” dell’anno successivo a Woodstock con The Band. Silenzio stampa sulla conversione religiosa e sulle molte relazioni extraconiugali. Dal nulla ci arrivano invece i capitoli dedicati agli album “New Morning“ e su “Oh Mercy”, avventure in una ben più grande avventura che Dylan, azzardiamo noi, ha voluto mettere a fuoco perché – ma è solo una illazione – non avevano ricevuto l’attenzione desiderata. E, per chiudere, un sapitolo su Suzanne Rotolo, “the most erotic thing ever seen in my life “. È “chornicles“ quello che ci aspettavamo da Dylan? ma, in fondo Dylan ci hai mai dato ciò che aspettavamo ? Inutile tentare una risposta. “Chronicles “ è sicuramente – possiamo affermalo insieme a centinaia di migliaia di lettori, che lo hanno spedito al primo posto in America – “Pure Bob“ e questo può bastarci e non c’è un rigo che non dia piacere, che non abbia il sapore delle sue canzoni. Cosa altro poteva darci di più? Libro dell’anno.

Ernesto de Pascale



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