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Lightshine - Feeling
(Amber Soundroom)

Nel 1976 la eco del genere che conosciamo con il termine Kraut rock e che ancora nell’immaginario collettivo sono rappresentati da formazione di matrice dura e/o spaziale si era andato sfrangiando e aveva preso più direzione. Da un parte l’avvento di nuove macchine elettroniche, dall’altro lo sbandamento di metà decennio aveva messo in posizione spiazzata l’intero stile. I freak degli anni sessanta, la cui frangia musicale era stata l’anima della prima onda, si erano autoesclusi e molte piccole formazioni vivevano in microcosmi, sconosciuti ai più.
I Lightshine, un quintetto proveniente da Emmerich, cittadina tedesca al confine con l’Olanda, formatisi tre anni primi, vivevano questo sbando con le difficoltà del caso ma, forti di una vita comunitaria rigorosa, si presentarono all’album d’esordio preparati, carichi di una certa personalità.
Andati erano gli assalti violenti e la violenza dei loro predecessori; l’elettronica, amata da altri, completamente assente, e i classici stilemi del kraut rock sostituiti da atmosfere di folk psychedelico misto a temi d’ origine popolare est europeo che amplificavano il tono acido del disco. Con alcuni gruppi classici dell’epoca d’oro di quel genere, come i primi Ash Ra Temple, divisero certe atmosfere pastose e il gusto dei lunghi assoli. Una venatura rock melodica agrodolce dalle sfumature antiche e oniriche caratterizzava qua e là i brani del loro disco ( come in “King and Queen “ un lungo brano infarcito da intermezzi descrittivi quasi circensi ) e in più momenti la formazione ricordava vocalmente la grande saga californiana del decennio precedente ( “ Feeling “ ). Un tono grave e cupo imperversava un pò in tutti i cinque brani della raccolta (soprattutto in “Lory “).
Con il punk che batteva alle porte e il progressive britannico che stava trasformando le band più celebri in ingombranti esempi di “pomp rock “, i Lightshine non ebbero vita facile. Si sciolsero poco dopo la pubblicazione del disco, all’epoca stampato privatamente. Di loro si persero le tracce fino alla seconda metà degli anni novanta, quando l’album riapparve, per la prima volta in cd, in alcuni negozi inglesi. Lo scorso anno una stampa su vinile restituì all’album l’iniziale significato e sequenza. I Lightshine rappresentarono bene la coda di un’epoca; minati da troppe idee e dai tempi che stavano cambiando non ressero il contraccolpo del 1977. Ascoltati oggi rivelano però una loro magia e una certa originalità che iscrive il loro disco di diritto nei migliori di quel genere, pur minore, pur sconosciuto all epoca. Un album e una band a cui il tempo ha reso ragione.
Ernesto de Pascale
p.s.: nel 1976 formai la mia prima band semi professionale con cui nel 1982 avrei poi inciso il mio primo disco. Si chiamavano Lightshine. Ma questa è completamente un’altra storia…


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