. Chiara Civello

Chiara Civello. Punto

Chiara Civello
Chiara virgola Alessandra Civello. Da piccola, dice, per anni ha pensato che il suo secondo nome fosse virgola tratta in inganno probabilmente da un asciutto documento anagrafico. Diciamo subito che con il suo concerto alla sala Sinopoli dell'Auditorium di Roma la trentenne cantante romana ha messo un punto, anzi una serie. Uno esclamativo per la sua (bella) presenza sul palco, fatta di ammiccamenti, timidezze, soddisfazione di "essere finalmente a casa" e una evidente abilità a tirare il pubblico (sala esaurita) dalla sua parte. Un punto fermo sono le sue canzoni tratte da "Last Quarter Moon" l'album prodotto da Russ Titelman (è l’ unica italiana sotto contratto con la Verve records), che il pubblico ha dimostrato di riconoscere dalle note iniziali confermando il buon andamento del cd per l'ascolto casalingo e non limitato alla radio che comunque non l'ha ignorata dando un certo airplay a "Here is everything". Il punto interrogativo, secondo me, riguarda una eventuale definizione della sua musica. Jazz? Pop? Musica d'autore? Etnica? Furbetta? Probabile che la verità sia più composita e comprenda un pò tutto. A cominciare dal fatto che la band (buon quartetto più lei che oltre a cantare suona il piano e la chitarra) è "da aereoporto" nel senso che il bassista è neozelandese, il pianista americano, il chitarrista brasiliano e il batterista cileno e sono quei mix di nazionalità che potreste incontrare nelle sale d'attesa degli hub internazionali oppure nelle università come la Berklee School of Music di Boston dove la Nostra è andata a studiare e da dove torna con successo e con l'affinamento delle sue doti innate di autrice e cantante. Lo ha dimostrato l'attenzione con cui è stata riaccolta nella sua città da dove però si allontanerà presto per partecipare come opening act al tour di Michael Bublè.

Chiara Civello
Un altro punto è stato il concerto nell'approccio da parte della band ma anche della leader da sola al piano, di brani di altri autori. Citazioni obbligate per canzoni che certamente sono state per Chiara un'ispirazione importante non solo musicale: "In France they kiss on Main street" di Joni Mitchell con la sua influenza su una artista partita dal jazz restituisce un pò quello che il folk americano aveva preso a prestito dai talking blues degli afroamericani che poi si sarebbero ritrovati nell'abbraccio dell'improvvisazione e del jazz stesso. Tutto ritorna, soprattutto nell'era della comunicazione, dei facili spostamenti intercontinentali (arditamente potremmo dire di dovere tutto questo alla "deregulation" reganiana dei viaggi aerei ma per essere troppo chiari rischieremmo di essere parziali e soprattutto imprecisi), dello studio delle radici e dei racconti da cui la musica trae la sua storia e la sua forza. Si può dimenticare una novella pop come quella raccontata in "Colazione da Tiffany" con "Moon River" nata dalla creatività di Henry Mancini e Johnny Mercer? La coppia vinse l'oscar con quella canzone nel 1961, bissato da quello per il tema di "The Days of wine and roses" dell'anno seguente. Non è casuale la scelta dell'interpretazione successiva: "I fall in love too easily" un racconto delle dolci debolezze di una donna che, appunto, si innamora troppo facilmente. Ma poi anche Suzanne Vega e il Brasile con i suoi ritmi che da sempre legano con la musica dei "gringos".
Un bel concerto, gradito, gradevole e soprattutto possibile inizio di una strada sempre più larga per il cammino di una giovane iscritta all'anagrafe di Roma con il nome di Chiara virgola Alessandra Civello. Punto!


Alessandro Mannozzi


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