. Lee Hazelwood - cake or death

Lee Hazelwood - cake or death
(Bpx/family affair)

Nancy Sinatra’s svengali at his most adventours kitsch

Non succede spesso che un vecchio istrione losangelino trovi dimora nelle austere aree del Nord Europa, rinunziando al caldo dell’Oceano Pacifico, alla professione clamorosa di svengali e talent scout. Viene da pensare che Lee Hazelwood, l’uomo che mise gli stivali ai piedi di Nancy Sinatra, deve aver dato e ricevuto così tanto nella natale Hollywood Land da aver sentito il bisogno di andare altrove, il più lontano possibile.
Approdato in Nord Europa da un po’ di anni ha dalla sua nuova dimora ( Lee ha mantenuto una casa al mare sull’oceano pacifico, comunque, state tranquilli. Mica bischero!…) iniziato a rimettere ordine nel suo burrascoso passato di produttore pop e da lì ha dato una svolta country alla sua carriera. Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda e aree limitrofe hanno infetti una tendenza kaurismakiana verso il country & western di sapore contemporaneo che, in qualche modo, cementa i rapporti umani. Un po’ Kris Kristofferson, un po’ Kim Fowley, Hazelwood oggi si è spinto fino a Berlino per tirar fuori dal suo cappello magico la voce della giovane Lula, la Nancy Sinatra del Muro che qui e lì agiunge un tono gainsbourgiano alla raccolta.
Ci sono in questo “Cake or death” un paio di porcherie kitsch che vanno d’accordo con il personaggio ( come una orribile versione di “some velvet morning “ cantata dalla nipote di 5 anni ) e che fanno urlare all’olocausto. Eppure nella follia di Hazelwood qualche cosa ci vieta da un definitivo pollice verso, sarà per lo status o per il coraggio, chissà. Piacerebbe vederlo occupare la sedia del produtore con Kurt Wagner e gli ultimi Lambchop per un incontro scontro di colossi dell’agrodolce post country, post lounge, post tutto.

Ernesto de Pascale

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