Electryfing different mix of hard erge, country and old folklore for the ex caveman of the blues
In soli pochi anni Otis Taylor ha subito una trasformazione incredibile; da cavemane al naturale, scovato quasi per caso, il cui esordio internazionale fece stupore per eccellenza e foalità immediata, Taylor si è evoluto in irsuto castigatore del popolo del Blues. 6 album, un cambio di management e produzione, la figlia Cassie sempre al fianco e un modo di fare blues ma certamente meno fresco dei suoi primi passi.
Si è cercato di imporre Taylor nei festival internazionali e in Europa, in America deve vedersela con troppi contemporaneamente, cos da farlo tornare in patria sull’onda della iniziale positiva profezia. “Definition of a circle“ è uno strano mix di blues saturo e corrosivo che paga tributi e qui, da Hooker, a Al Wilson fino a Jimi Hendrix di “First ray of a new rising sun“.
Difficile entrare nella testa di Taylor, deve essere la attitudine da solitario che non lo ha mai abbandonato e una naturale diffidenza verso gli altri e quindi non sorprenda una varietà che a volte può sapere di mancanza di una sola direzione. Fra i collaboratori esterni spiccano Charlie Musselwhite e Gary Moore che ci mettono del loro e partecipano con una certa enfasi con la logica di quello che pensa “vediamo dove andiamo a finire…” dimostrando così una certa fiducia, fiducia che Taylor si è meritato in questi anni.
Niente di puro, niente di nuovo, buone le tematiche come da sempre per i dischi di Taylor - spiazzante la pianistica “my name is general jackson” - per un disco la cui maggiore incognita è l’utilizzo vocale della figlia Cassie, che Otis Taylor pare a tutti costi voler promuovere e che potrebbe essere la sua personale Caporetto.
Ernesto de Pascale
|
Track list
|