. Artisti Vari - Eat to the Beat, the dirtiest of the dirty blues

Artisti Vari - Eat to the Beat, the dirtiest of the dirty blues
(bear Family)
www.bear-family.de

How lowdown and dirty a blues can get? Go ask Bear Family! Essential!!!

Nell’immediato dopo guerra e per un breve numero di anni, prima dell’avvento del formato 45 giri, furono i juke box, insieme alla radio, i grandi diffusori della musica giovane. I jute box, dal canto loro, non avendo limitazioni o censure, potevano offrire anche un segmento dedicato alle canzoni afterhours, blues prevalentemente lascivi e ciondoloni, i cui testi non nascondevano grezze e, a volte, smaccate allusioni sessuali.
Quanto sboccato e sporco poteva essere un blues sporco e sboccato se lo sono chiesto i tipi tedeschi della Bear Family che con la dedizione, la classe grafica e audiofila di sempre hanno compilato “Eat to the Beat, the dirtiest of the dirty blues“, una raccolta di 28 brani vietati ai 18 accompagnati da uno straordinario libretto di 92 pagine compilato dallo storico musicale Colin Escott e comprensivo dei testi di ogni singolo brano.
In “Eat to the Beat” siamo nel territorio caro ai seguaci di Wynonie Harris, Clovers, Dave Bartholomew, 5 Royales, Dinah Washington, Screming Jay Hawkins, tutti nomi presenti nel bel disco. Gli artisti presenti sono di primissimo calibro e i loro accompagnatori non di meno perciò le performance sono vive, dinamiche - grazie anche a una pastorizzazione non intrusiva - e i cantati tipici dei grandi performer (su tutti un esprissivissimo Wynonie Harris che in “I Like my baby’s pudding“ esalta attraverso le qualità culinarie della fidanzata, ben altro).
Ben presto artisti come Harris, Julia Lees, Amos Milburn divennero però dei dinosauri, sotterrati dalle nuove voci di Little Richard, Chuck Berry, Sam Coke e sbattuti fuori dai nuovi circuiti commerciali del Rythm & Blues.
“Eat to the Beat, the dirtiest of the dirty blues“ vuole in qualche modo fare giustizia di quella generazione persasi fra la guerra e l’avvento del rock & roll e lo fa scegliendo le canzoni più inusuali dei repertori di quegli artisti, descrivendo così L’America minore dei Juke Joint, il primissimo Chitlin Circuit, la colonna sonora dell’intrattenimento dei neri che non potevano permettersi una serate da ballo nelle sale tirate a lucido della nuova grande borghesi di colore che proprio nel dopoguerra fiorì.
Fiore all’occhiello della raccolta è una versione a luci rosse di “Think twice“, un celebre duetto fra Jackie Wilson e La Vern Baker che, usando la base strumentale del brano che avrebbe avuto nell’autunno 1965 un certo successo, registrarono una versione che la Bear Family ci fa ascoltare oggi ufficialmente per la prima volta. In poche parole, essenziale !

Ernesto de Pascale

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