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Ansley Dunbar’s Retelation - Ansley Dunbar’s Retelation / Dr.Dunbar’s prescription
(SPV/Audioglobe)
To Mum from Ansley & the Boss / Remains to be heard
(SPV/Audioglobe)

Four minor gems from late sixties super underated British Blues band
Led by legendary drummer Ansley Dunbar (Zappa, Journey, Jefferson Starhip ) see the light of the day on 2 on 1 cd.
Please note seminal traces of things to come and a Black Sabbath’s connection

Leggende minori del Blues inglesi alla riscossa.

Ansley Dumbar, batterista battagliero e ardito, capace di far dimenticare con il suo drumming swingante quello granitico e rozzo dei Hughie Flint nei Bluesbrakers di John Mayall, epoca dopo-Clapton di “Hard road“ ( l’album che aprì le porte al mellifluo chitarrismo di Peter Green), non voleva proprio saperne di mollare il British Blues quando, sul finire dei sessanta, tutti si buttavano dalla finestra pur di scenderne al volo. Il suo fu un coraggio da incoscienti, ripagato con la stessa dose di fortuna e sfortuna che è ad unico appannaggio delle - appunto - cosidette “leggende minori”.
Abbandonato repentinamente un posto potenzialmente sicuro dietro i tamburi per l’astro nascente Jeff Beck, l’orgoglioso Dunbar si esibisce per l’ultima volta con il chitarrista al settimo National Jazz & Blues Festival di Windsor nell’Agosto 1967 e, sempre allo stesso festival, debutta con la sua nuova band, assemblata con molta attenzione alle singole capacità stilistiche per un suono che Ansley intendeva ben diverso da tutto quello che aveva ascoltato fino al momento.
Dunbar, presunzione da vender e faccia tosta, aveva naso e fiuto: per primo lo straordinario cantante Victor Brox, sfilato al grande capo del blue britannico, Alexis Korner, poi il chitarrista John Morshead ed infine il bravo alex Dmochowski al basso, il batterista battezzò presto il suo gruppo Retelation per un eccellente debutto nel 1968 ( numero 21 in classifica) recensito dai maggiori giornali inglesi con enfasi.
Impegnato anche con Mayall, un ingaggio che solo un pazzo si sarebbe lasciato sfuggire, Dunbar lasciò le redini dl gruppo alla voce fumosa di Brox che scrisse - praticamente in una sola notte - il successivo “Dr. Dunbar’s prescription”, registrato prima della fine dell’anno in corso ma pubblicato solo nell’anno succcessivo 1969, fu un ellepì che la Liberty record pretese a stretto giro di tempo per non far raffreddare gli ardori intorno alla band, troppo presto per lo standard lavorativo del quartetto.
Mentre alla nascitura etichetta american Blue Thumb, distributrice della band oltreoceano, tutti, dal presidente Bob Krasnow all’ultimo usciere, parlavano delle prescrizioni di tintura di cannabis del Dottor Ian( non Ansley !) Dunbar il nuovo disco incontrò consensi misti in patria.
Nonostante il successo del singolo “The Fugitive” in Francia, nella terra d’origine la retelation subì le tirate di quei critici inglesi che avevano incominciato ad incattivirsi contro il British Blues pur di vederlo scomparire per sempre. Basta, invece, riascoltare “dr. Dunbar’s prescription” oggi per sentirlo invece come un album organico, dominato dal pianismo di Brox e dal suo semplice ma effettivo stile organistico, disco prezioso di un’epoca limitata nel tempo ma fortemente connotata da un blues unico e dotato di grande originalità che proprio con la Retelation di Ansley Dunbar raggiungeva la propria maturità stilistica.
Reduci da una tournee amaericana che aveva lasciato presagire un futuro roseo e consci di una svolta stilistica all’orizzonte un po’ dovunque la Ansley Dunbar ‘s Retelation risotrna in patria chiedendosi cosa sarebbe potuto essere del proprio futuro se solo la casa discografica avesse investito più corposamente sul futuro statunitense del gruppo.
Le nuove istanze musicali sono fortemente sentite da Dunbar che invita il valentuomo tastierista Tommy Eyre a entrare a far parte del gruppo, nel tentativo di allargare i confini della musica. Eyre, una di quelle “vertebre” della musica britannica nei decenni fino alla sua prematura scomparsa, piccolo eroe mai decantato, darà al nuovo album del gruppo un bel sapore contemporaneo. “ To Mum from Ansley & the Boys” ( con i cinque vestiti da rockers anni cinquanta a confonder i già storditi fans del British Blues ) può avvalersi non solo del contributo creativo di Tommy - facilmente riconoscibile lì dove la musica si discosta dal blues canonico come in “Run you off the Hill” e “Let it Ride” che sconfina nei territori degli appena nati Colosseum - ma della produzione di John Mayall che, Dunbar ricorda, “ fece da controllore al traffico della Retelation che era in un periodo particolarmente turbolento “. L’album nel suo insieme, pur se ricco di idee, risente del tira e molla interno e di alcune infelici scelte di edizione finale nonostante l’attinenza al British Blues ancora forte e riconoscibile ( come la bella “Journey’s End” davvero rigorosa ).
Inutile nascondere che la strada della Anslye Dunbar’s Retelation era però in rovinosa discesa. Minata da dissapori interni, dalla voglia di fare ( e strafare di Ansley, sempre corteggiatissimo da tutti i migliori musicisti sulla piazza e con un progetto solista, “Blue Whale”, in partenza ) i giorni della Retelation erano contati.
Gli anni settanta avrebbeo conosciuto della esistenza della band solo perché, nel tentativo di ottimizzare il contratto americano con la Blue Thumb, un ultimo album nell’anno a venire, 1970, avrebbe fruttato al gruppo, il cui nome era stato intanto rilevato da Victor Box e John Morshead ) un più cospicuo anticipo rispetto ai precedenti.
Appare sulle scene “Remains to be heard”, titolo che induce i vecchi fans e i più dubbioso a stare alla larga da un disco che ha invece una sua ragione d’esistere. I primi tre brani della raccolta, “ Invitation to a Lady “, “ Blood on Your Wheels”, quest’ultimo particolare incalzante per una performance straordinaria di John Morshead alla chitarra, e “Downhearted” provengono dalle session di “To Mum from Ansley & the Boys “ se pur in quattro senza Tommy Eyre e quindi lasciate furoi dal terzo album solo per dare attinenza alla nuova line up ( chi lo farebbe più oggi ? …) mentre i rimanenti brani provengono dalla penna di Brox ed è tutto materiale che il cantante aveva scritto per proporre alla band. Victor portò a termine l’album con l’aiuto della moglie Annette, del batterista Keith Bailey e pochi altri ma fu una triste vittoria di Pirro per il management di un gruppo con potenzialità così forti.
Le strade per ognuno dei quattro membri fondatori della retelation avrebbero portato lontano : Morshead e Dmochowski sarebbero riapparsi insieme poco dopo in una formazione chiamata “Heavy Jelly” che alzò solo tanta polvere per una disputa su nome, testimonianza del loro lavoro è un album pubblicato solo nel 1984, “Take me to the river” riproduzione ambigua di un promo su etichetta Head registrato nel tardissimo 1969 con Jackie Lomax alla voce. Schifato alla situazione circostante 8 ed era solo il 1970 !) John Morshead emigrò in Kenya dove aprì una industria ittica ancora fiorente. Victor Brox fece di tutto per salvare il salvabile: formò i “Ring of Truth “ per recuperare gli ingaggi della Retelation, in seguità formò i “Blues Train”. prima, e i “Main squeeze” con il sassofonista dei Colosseum Dick Heckstall-Smith, poi. Nel 1990 Brox, John e Alex suonarono di nuovo insieme nel Dorset e quella fu l’unica occasione in cui si andò vicino a una possibile reunion del gruppo. Ansley Dunbar, accettando l’invito di Frank Zappa di unirsi al gruppo, firmò la sua ipoteca su un futuro da rock star. Avrebbe fondato i Journey e fatto poi parte dei Jefferson Starship ma partecipando attivamente alla storia di Whitesnake fino alle più recenti apparizioni al fianco di Eric Burdon.
La storia della sfortunata e tardiva Ansley Dunbar’s Retelation potrebbe sembrare finita qui se non fosse per una importante nota a piè di pagina.
Vale infatti la pena sottolineare l’importanza delle prime sedute in studio del gruppo, quelle con il bassista Keith Tillman. Realizzate per la registrazione di un unico singolo su etichetta Blue Horizon, la più importante etichetta di British Blues di proprietà del produttore Mike Vernon, e risalenti al 23 settembre 1967, constano di due soli brani :“Spider in my web” e “the Warning”, quest’ultima riproposta dai primi Black Sabbath sul disco d’esordio e trait d’union forte con la nuova onda rock a venire, di cui la Retelation fu precursore e sperimentatore a propria insaputa, è quanto di meno scontato il Blues inglese ci offrì all‘epoca: minimale, angolare ed oscura è dotata di un fascino rimasto intatto fino ad oggi. Un album dal vivo della primissima line up del gruppo, che Vernon registrò al Nag’s head di Battersea per la Blue Horizon, potrebbe essere in corso di pubblicazione e costituirebbe l’anello mancante fra il classico British Blues dei Bluesbrakers di Mayall e l’indiscussa originalità dei quattro album della Anslye Dunbar’s Retalation, finalmente oggi ristampati su due cd dalla tedesca SPV e distribuiti in Italia da Audioglobe. Un vuoto si sta insomma andando colmando e per quanti siano all’oscuro del suono di questo gruppo sarà una piccola grande illuminazione preziosa per rimettere ancora meglio in ordine una storia sfaccettata e intrigante come quella del British blues, genere nel genere, diverso da tutto, originale e controverso fino alla fine della sua storia.

Ernesto de Pascale

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