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Barry Mc Cabe - Beyond the Tears
www.barrymccabe.com

Capita di comprare un cd e di ritrovarsi in breve a saltare da un brano all'altro. Niente di male, per carità... dopotutto, invertendo l'ordine dei brani il risultato spesso non cambia. In questi giorni frettolosi fatti di ascolti usa e getta, poi, pare che gli stessi musicisti abbiano imparato la lezione, per la tendenza ormai ampiamente diffusa di assemblare collezioni di potenziali hit in grado di brillare di luce propria anche al di fuori di un contesto specifico.
I concept albums degli anni '70 ci hanno salutato ormai da un pezzo, per avviarsi con il vinile sottobraccio lungo il loro personale viale del tramonto costellato da botteghe di rigattieri dagli scaffali polverosi e... bè, che altro avrebbero potuto fare? Quelli andavano ascoltati dall'inizio alla fine e oggi certe cose non funzionano: a inchiodare l'ascoltatore con storie che possano esser definite tali, ormai, si arrischiano in pochi.

Eppure, nel caso di "Beyond the Tears", qualcosa non quadra e bastano pochi minuti per intuirlo... l'album è sì un insieme di canzoni, ma ordinato secondo uno schema narrativo ben preciso: saltarne una equivarrebbe a perdersi un pezzo del discorso.
Il rock'n'roll di "Johnny Nobody", la cadenza ipnotica di “In the Dead of the Night”, il vigoroso blues di "Rollin'", le ballate dalle sfumature celtiche e dal sapore Northern Soul non sono che i tasselli che vanno a comporre questo ultimo lavoro di Barry Mc Cabe, e nel quale confluiscono tutte le sue esperienze musicali, dalla militanza nella Rory Gallagher Band agli show in giro per il mondo in compagnia di Roy Rogers, Status Quo, ZZ Top, Canned Heat e mille altri.

E ad affiancare la sua sei corde nelle undici tracce dell'album (dieci composizioni originali più una toccante versione di "Crazy Love", personale omaggio a Van Morrison), giungono infatti compagni d'avventura vecchi e nuovi: da Mark Feltham, già armonicista della Rory Gallagher Band, a Pat Mc Manus dei Mama's Boys & Celtus e Johnny Fean degli Horslips con le loro chitarre, tutti insieme per dar vita a un disco emozionale ed emozionante, caldo e sincero come un buon whisky.

Ascoltando "Beyond the Tears" di Barry McCabe si ha l'impressione di ritrovarsi al fianco di un buon vecchio amico nel tepore di un pub di provincia in un pigro pomeriggio domenicale, a parlare dei tempi buoni e di quelli cattivi, di sogni e ricordi, di ciò che siamo e di ciò che pensavamo avremmo potuto essere.
Questo sino al tramonto e al valzer finale che, come un brindisi, ci accompagna cadenzando i nostri passi verso casa. Improvvisamente da solo nella strada ormai deserta, ti accorgi di non essere poi così solo. E cominci a pensare che, chissà, forse andrà tutto bene.


Massimo Baraldi


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