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E.S.T - Live in Hamburg
(Act/Egea)

In pochi anni Sborn Svensson, Dan Berglund e Magnus Ostrom si sono imposti sulle scene del jazz europeo come la realtà più solida e concreta di una nuova scena che usa quel genere come trampolino di lancio e che scava a fondo nel significato della performance. Alle spalle del loro lavoro ci si può facilmente leggere molto altro: l’amore per il tardo prog sperimentale, per la ricerca, per la melodia più pura, per i compositori classici russi.
Nel doppio Live in Hamburg la conferma della loro vena è palese; la registrazione riporta uno spettacolo che non è molto diverso da quello visto in Italia nello stesso periodo del 2006. Qui lo stile improvvisativo di E.S.T prevarica certi temi da disco e il coinvolgimento del pubblico tangibile.
Stupefacenti singoli musicisti ma impressiona di più il tocco di Svensson sempre più sicuro e costante mentre ha un suo senso la carica psichedelica di Dan Berglund, contrabbasista per caso, sperimentatore nell’anima.
Non credete a chi vi dice di aver capito subito questo album perchè questo è un disco che necessità di decine di ascolti per andare oltre l’apparenza e una conoscenza delle chiavi della musica nordica che gli stessi tre usano come sfida. Il jazz qui proposto è di un’altra vaglia rispetto a quello che si vende allegato ai giornali italiani e ben lontano da quel linguaggio di natura mediterranea che noi meglio conosciamo.
Si ascolti la lunga Definition Of A Dog oppure Dolores in Shoestand, prova di lievità ed interplay tutta in punta di dita, è il caso di dirlo. Un rigore e una passione interiore, lontano dalle mode, scuote la musica di E.S.T che ha però sempre coraggio di rischiare in territori oltre i limiti degli schematismi e dei generi per una esperienza davvero unica, documentata da questo eccezionale album dal vivo di cui.

Ernesto de Pascale

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