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Tubular Bells
Charles Hazlewood's All Stars Collective

Queen Elizabeth Hall, Londra, 6 dicembre 2011

An historical masterpiece performed in a classical way

Inizia con uno dei temi musicali più eseguiti del secondo novecento, grazie anche all'inclusione nella colonna sonora del film L’esorcista, uno dei simboli degli anni '70. Ma è anche stato il punto di partenza dell’impero di Richard Branson, ovvero la Virgin, come primo numero del suo fortunato catalogo discografico. La suite Tubular Bells, composta da Mike Oldfield, ha una storia di successo che dura ormai dal 1973 con la riproposta negli anni di altre versioni (quella orchestrale oltre ai capitoli II e III) oscurando di fatto il resto della produzione del musicista inglese che comprende altre suite strumentali (le successive Hergest Ridge e Ommadawn) oltre a brani pop di successo come Moonlight Shadow (1983). Eppure la composizione non è stata eseguita spesso dal vivo nella sua versione originale: nel disco era lo stesso Oldfield, allora ventenne, a suonare tutti gli strumenti sovraincidendo le parti e non era quindi concepita per essere affrontata da un gruppo tradizionale.
Per il lancio dell’album Tubular Bells fu presentata alla Queen Elizabeth Hall di Londra nel 1973 per tornarci a 38 anni di distanza. Allora tra gli esecutori c’erano, oltre a Oldfield, Steve Hillage dei Gong e Mick Taylor dei Rolling Stones e buona parte di loro compare anche nel filmato registrato per la trasmissione della Bbc Second Hour. Nel 2011 è stato invece il direttore d’orchestra inglese Charles Hazlewood a raccogliere attorno a sé una all stars di musicisti rock come Adrian Utley (Portishead), Will Gregory (Goldfrapp) e classici tra cui l’organista Graham Fitkin e l'arpista Ruth Wall.



Hazlewood ha affrontato Oldfield come un autore che ha fatto conoscere al grande pubblico il minimalismo in musica, ovvero quella tendenza nata nella West Coast americana in reazione al linguaggio contemporaneo europeo che veniva definito "creep music written by creep people", dove “creep” sta per “sgradevole”. Due dei suoi maggiori esponenti, Steve Reich e Terry Riley, facevano infatti parte del programma della serata predisposto da Hazlewood. Di Riley è stato proposto A Rainbow in Curved Air del 1969 che ispirò Tubular Bells, un brano costruito su un unico accordo. «È un lavoro – ha spiegato Hazlewood – suddiviso in battute di sette valori dove al loro interno gli accenti variano continuamente. La melodia (che non è propriamente tale, quanto una frase musicale) fluisce lungo tutto il lavoro passando da uno strumento all’altro supportata dai cinque moog ai quali è affidata la funzione di accompagnamento». Anche i brani di Steve Reich in programma (Four Organs e Harp Phrase) sono stati costruiti in maniera complessa con scomposizione di accordi e della melodia. Ma il ventenne Oldfield non era un compositore colto, piuttosto un musicista rock che aveva un particolare orecchio per le sperimentazioni grazie alla collaborazione con l'ex Soft Machine Kevin Ayers nel gruppo The Whole World. Nel suo lavoro convivono tante anime espresse poi nei temi raccolti durante la sua gestazione, e che sono state motivo del suo grande successo allora. «Ognuno di noi ricorda facilmente la prima volta che ha ascoltato Tubular Bells –ha detto Hazlewood–. Io studiavo musica classica e quindi, con molto snobismo, lo consideravo non all'altezza dei miei studi, dato che i momenti rock del brano non mi piacevano. Eppure capivo di essere in minoranza rispetto ai miei coetanei che lo ascoltavano continuamente, poi ho capito il valore della composizione». Infatti l'album raggiunse a suo tempo la top 10 nelle vendite in Inghilterra e rimase in classifica per 247 settimane. Oggi la composizione (ci riferiamo alla prima facciata dell'Lp originale, la più nota e che termina con l'esposizione del tema suonato da tutti gli strumenti fino alle campane tubolari) mantiene tutto il suo fascino, tanto che una sala piena ha ascoltato in religioso silenzio un programma all’inizio non certo facile per attendere quello che in sostanza è un brano classico nel termine più ampio della parola. Tra il gruppo, oltre allo stesso Hazlewood all'organo, sottolineiamo l'eccellenza di alcuni esecutori come il già citato Utley, Eddie Parker a organo, clavicordo elettrico, flauto, sitar elettrico, Ross Hughes all'organo e al basso, il talentuoso percussionista Joby Burgess e l'arpista Ruth Wall che dopo aver affrontato un difficile brano solista come Harp Phrase, si è seduta al pianoforte a coda per il brano di Oldfield. Una bella festa, senza dubbio, a cui i musicisti per primi erano orgogliosi di partecipare.

Michele Manzotti


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