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The Black Keys – El Camino
(Nonesuch)
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The new album by American duo “The Black Keys” is one of the best disc of 2011. It presents eleven rock-blues tracks with memorable riffs, but everybody would have enjoyed a little bit more of “soul”.

Atteso dal pubblico dopo il successo, due anni fa, di Brothers, il nuovo disco dei Black Keys non delude le aspettative ed è trai migliori album rock-blues del 2011.

Il duo statunitense riesce a diffondere il verbo del blues sulla grande scena musicale, dominata dall’elettronica e dal revival degli anni ’80. Dan Auerbach e Patrick Carney fanno musica di qualità e allo stesso tempo estremamente cool. Le loro canzoni sono basate su riff affilati che entrano letteralmente nella testa e su una serie di cori glam che donano alle canzoni un certo sapore retrò. Si aggiunga a questo la voce di Auerbach, pulita e bassa come è buon uso in questo inizio di anni ’10 e si può spiegare il successo del gruppo.

Un esempio perfetto è “Gold On The Ceiling”, il miglior pezzo di El Camino. Dopo pochi secondi di chitarra dalle reminiscenze sudiste si passa a un classico, ma coinvolgente, riff blues, la colonna vertebrale del pezzo. Come in un apparato scheletrico si aggiungono il cantato – ancora vagamente sudista – e infine un coro/ritornello più acuto che sembra essere uscito dagli anni ’70, accompagnato da esercizi di stile alla chitarra. Il risultato finale è senza dubbio una delle migliori canzoni del 2011.

Con una costruzione grossomodo similare i Black Keys hanno concepito il resto del loro album, a partire dal singolo (e prima traccia) “Lonely Boy” – un pezzo che sta già spopolando via etere – passando per “Money Maker”, “Run Right Back”, “Nova Baby”, giusto per citare le canzoni più significative.

Leggermente divergenti da questo schema base sono “Little Black Submarine” un pezzo acustico con una velenosa coda “garage rock” e il pezzo super cool “Hell Of A Season”, che ricorda – per la sua anima soul mascherata sapientemente dall’elettricità – il pezzo che nel 2009 lanciò i Black Keys: “Tighten Up”. Forse il pubblico e la critica si sarebbero attesi – in un disco che resta comunque molto buono – un numero maggiore di brani di questo tipo.

Matteo Vannacci

1. Lonely Boy
2. Dead and Gone
3. Gold on the Ceiling
4. Little Black Submarines
5. Money Maker
6. Run Right Back
7. Sister
8. Hell of a Season
9. Stop Stop
10. Nova Baby
11. Mind Eraser

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