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The Beatles in Italy

E’ notte fonda e regna il silenzio nella grande hall dell’Hotel Duomo di Milano.
Il Duomo è un ottocentesco immobile posto imperioso sul primo anello che cinge il centro storico della capitale lombarda. Oggi, siamo nel 1965, non è più il miglior albergo della capitale ambrogina ma fermarvisi significa ancora qualcosa. Ecco perché Leo Wachter, triestino con radici ungheresi di professione “ agente dello spettacolo “, ha prenotato qui, per tre notti ben dieci camere doppie e la “suite degli imperatori” tanto cara ai comandanti austrungarici che la rallegravano con donnine fatte venire in carrozza dall’ adiacente zona della stazione.

Sulla destinazione delle stanze regna il riserbo più completo. Le consegne ai portieri notturni sono perentorie: rispettare la privacy degli ospiti, rendere il loro soggiorno piacevole. L’Hotel Duomo è l’unico a Milano, fra le altre cose, capace di servirti una cena completa a qualsiasi ora della notte. Un cuoco e uno chef vivono perennemente lì, presso le spaziose stanze di una dependance che è oggi, quaranta anni dopo, un celebre studio d’ architetti associati specializzati, guarda un pò!, in cucine.

Per Leo questi di giugno sono giorni cruciali alla sua attività futura e il triestino, sfollato dalla guerra e venuto su dal nulla, lo sa bene: la gloria che sta accumulando potrebbe rivoltarsi contro se non saprà dimostrare a tutti, colleghi stranieri in primo luogo, di saper gestire impeccabilmente le logistiche di un’organizzazione per l’epoca complessa. Intanto, il baffuto e colorito Wachetr, cela il suo nervosismo con uno stile di vita splendido, da bravo godurioso, tipico di colui che non ha niente da perdere.

Con una mossa rapida e scaltra Wachter è riuscito a sfilare da sotto la penna del più grande agente italiano, il versiliese Sergio Bernardini, quello de “ La Bussola ” di Focette, locale celebre in tutto il mondo, un contratto praticamente già firmato dall’altro con i Beatles, con i “ favolosi Beatles “, come il giornalista Gianni Bisiach li avevi fatti conoscere a tutta Italia in un memorabile servizio dell’immarcescibile TV7 nel novembre 1963, quando i quattro erano oramai sulla bocca di tutti i teen agers del mondo.

Con un solo volo in Inghilterra – Bernardini era troppo impegnato a chiudere la stagione estiva 1965 per potersi concedere due giorni oltremanica e aveva affidato tutto a un suo dipendente – Wachter, contanti alla mano, aveva portato così a casa un contratto che teneva impegnati per un’intera settimana John, Paul, George e Ringo in Italia, alla fine del mese di giugno di quel 1965.

Tutto era avvenuto velocemente nei mesi immediatamente precedenti e Leo aveva dovuto correre per organizzare in prima persona la data milanese del tour e sub appaltare i servizi per le date di Roma e Genova a persone sicure, che lo tutelassero sui propri personali interessi il più possibile, persone con le quali dividere poi un guadagno che Leo considerava comunque esiguo visto le richieste di Brian Epstein, manager supremo e assoluto dei quattro.

Ad essere sinceri Wachter era riuscito a limitare moltissimo il personale rischio: per l’organizzazione delle due date milanesi presso il moto velodromo Vigorelli, sito in zona fiera, poteva contare su un partner o meglio, su una serie di partner sicuri che ebbero qualche merito nel convincere Wachter a intraprendere il grande passo.

Accadeva infatti già da un pò che uno dei più celebri gruppi della prima onda beat milanese, i sanbabilini New Dada, guidati dal bell’ombroso Maurizio Arcieri, tampinava l’ufficio di Wachter in Galleria del Corso per convincere l’agente a far qualcosa di tangibile per la “Nuova Onda “ giovanile in chiara e decisa ascesa.

Leo, reticente sulle prime alle richieste dei New Dada di tentare – almeno tentare – a portare i Beatles in Italia , iniziò a pensare seriamente a proporsi a Brian Epstein solo quando alla sua porta bussarono però i conti Monti Arduini e l’architetto Caccia Dominioni.

Chi erano costoro ? nessun altro se i genitori di due dei componenti dei New Dada (il primo sarebbe divenuto celebre negli anni settanta come “Il Guardiano del Faro “ ed è oggi un potente editore, mentre il secondo è presidente della Warner europea…) ma soprattutto rappresentavano due delle più celebri famiglie ambrogine di antiche generazioni.
I loro cognomi influenti e una promessa a sostenere e a contribuire alle spese della data milanese dei Beatles, con denaro contante, in cambio dell’esibizione del gruppo beat dei propri figli come “spalla “, convinsero perciò Leo Wachter a partire all’attacco dell’impero dei favolosi quattro.

Un po’ tutti trassero giovamento dai concerti italiani dei Beatles. Tutti meno che i Beatles stessi in fin dei conti che non aggiunsero certo popolarità a popolarità
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I New Dada furono i primi a trarre frutti dalla loro esibizione di spalla ai Beatles. Incisero un buon album, Maurizio e soci si fecero biondo platino, l’anno dopo si esibirono al Cantagiro 1966, pur senza riuscire a scalzare i più bravi Equipe 84 dalla prima posizione, e nel breve tempo di un altro anno si sarebbero sciolti. Il cantante Guidone, uno dei primi a cantare rock & roll in Italia, invece sarebbe stato l’unico a stringere amicizia con i quattro. Guido Crapanzano, oggi consulente numismatico del Ministero delle Finanze, stanco del mondo della musica in Italia, avrebbe aperto nel 1966 un ristorante su un’isola greca presso cui George e John spesso soggiornarono. Peppino di Capri, fra i più celebri artisti italiani ad esibirsi nella “revue” che precedeva i 35 minuti dei nostri, sarebbe rimasto il Peppino che tutti conosciamo. Quando nel 2001 tentò lo scoop di regalare a Sir Paul il filmino del Vigorelli, che girò con la sua macchina da presa in super otto, solo per farsi ritrarre e orchestrare così una notizia per il TG1 ( Vincenzone Mollica era il suo pass partout ), venne gentilmente rimbalzato. I presentatori dello show, Gisella Sofio e Silvio Noto avrebbero continuato la propria attività, quest’ultimo diventando molto “ noto ” presso i teen ager dei primi settanta con lo spettacolo televisivo del sabato pomeriggio ”Chissà chi lo sà?”, uno dei primi ad aprirsi ai gruppi rock come ospiti. Per la data romana tutto il jet set apparve almeno un attimo al Teatro Adriano, magari per scomparire solo un attimo dopo. Anna Magnani, Giorgio Albertazzi, Luchino Visconti sono alcuni degli “avvistamenti” celebri confermati.

Fra gli artisti italiani solo Ricky Gianco venne fatto accedere alla loro ristretta corte ( Ricky li aveva conosciuti due anni prima, quando era andato registrare a Londra).
Fra i giornalisti italiani che chiesero una intervista esclusiva con i quattro solo Gianni Minà n’ottenne una, mentre, a Roma Brian Epstein fece invitare personalmente Gianni Bisiach.

Certo è che se tutti quelli che dicono di aver visto i Beatles in Italia fossero veramente stati presenti alle date della loro breve tournée di quel tardo giugno 1965, i nostri avrebbero suonato nei seguenti luoghi: allo Stadio Olimpico ( a Roma ), allo Stadio Marassi ( a Genova ), a San Siro ( a Milano ). E’ prevista la costruzione di nuovi stadi per ospitare quelli che ancora non si sono espressi, ma hanno una gran voglia di affermare di esserci stati…

A Genova Brian Epstein scomparve per due giorni per ripresentarsi puntuale a Milano la sera prima del concerto. John Lennon e Paul Mc Cartney ebbero piccole e fugaci storie con questa o quell’attrice ma la lista dei nomi che affermano di aver avuto “ Quella” storia è oggi troppo lunga per corrispondere a verità ed essere presa in considerazione.

Per i quattro Beatles e il loro piccolo entourage (Brian Epstein e segretaria, Male Evans, Tony Barrow e altri) la settimana italiana fu una settimana di disagi, comunque. Non abituati alle inadeguatezze locali, alla disorganizzazione generale concertistica cui Leo supplì nei limiti del possibile, non abituati alle abitudini alimentari degli italiani, il gruppo si spostò in treno da una città all’altra. A Milano, oltretutto, ebbe i New Dada sempre fra i coglioni! Wachter, da parte sua, si guardò bene di spiegare a Epstein perché quei quattro “dovevano “ star lì.

Nella loro storia a venire, i baronetti non hanno mai citato né ricordato apertamente le date italiane, se non a fronte di precise domande e in quel caso sfoggiando il loro proverbiale savoir faire. Eppure le date italiane dei Beatles corrispondono a un momento di grande crescita artistica dei ragazzi di Liverpool ( il dvd dal vivo all’Ed Sullivan Show comprende tutte le loro quattro performance presos il celebre show americano e l’ultima – quella del 12 settembre 1965 – non è molto dissimile dai concerti italiani! ).

Leo Wachter, però, è doveroso dirlo, lavorò obbiettivamente bene. All’entourage dei nostri non fece mancare nulla, di più non poteva fare per i mezzi che esistevano all’epoca in Italia. I concerti dei Beatles gli aprirono la strada agli Who, ai Pink Floyd, a Jimi Hendrix, ai Rolling Stones. L’agente aveva superato l’esame.

Da bon viveur quale fu, il triestino con i soldi guadagnati in quella settimana si comprò una macchina sportiva e, per quattro soldi, un teatro dismesso nella zona universitaria della capitale lombarda.

In omaggio al suo amore per il grande schermo, Leo Wachter inaugurò il nuovo teatro in piena contestazione giovanile, chiamandolo semplicemente Ciak.

Il Teatro Ciak nei decenni successivi, sarebbe diventato uno dei luoghi deputati alla miglior cultura e intrattenimento della Milano da bere e anche di quella che aveva già bevuto e si era pure ubriacata al suono dei Beatles, dei favolosi Beatles .
Negli anni novanta il teatro venne venduto una società che faceva capo a Maurizio Costanzo.
Anche lui, d’altronde, era stato spettatore dei concerti italiani dei Beatles, dei favolosi Beatles.

Ernesto de Pascale


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