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Racconto del concerto dei Beatles al Velodromo Vigorelli

“Allacciatevi le cinture di sicurezza perché questo è un aereo. Ora decolla!”. Nei ricordi della giovane protagonista, allora quattordicenne, Donatella Damiani, il viaggio da Firenze a Milano alla volta di uno dei concerti dell’unico tour in Italia dei Beatles, 1965, comincia così, a bordo di una vecchia Giulia Super bianca. “Era giugno, e quello era il regalo per il nostro esame di terza media appena superato. Ci accompagnava al concerto il padre di una mia cara amica, che era spesso a Milano per lavoro perché aveva fatto fortuna, nei primi anni ’60, come grafico pubblicitario. Ancora la professione era poco diffusa, e chi era competente in materia si era creato in quegli anni una discreta stabilità economica. Fu tramite lui che riuscimmo ad avere i biglietti. Il costo era di 3000 lire. Non poco per quei tempi !”




Del concerto di per sé, dell’evento musicale, a distanza di così tanti anni non le è rimasto un grande ricordo. I particolari, la strumentazione, i pezzi suonati sono dettagli su cui l’attenzione non si è forse mai soffermata. “Non avevo una profonda conoscenza della musica, né coltivavo questo tipo di interesse. A quei tempi, del resto, non era semplice. Non era per tutti andare ai concerti e seguire la musica, e la passione doveva essere affiancata da una certa disponibilità economica. Tutto quello che sapevo era che mi piacevano i Beatles. Conoscevo più o meno bene i pezzi del gruppo, li avevo ascoltati sui loro dischi, gli unici dischi che conoscevo. Io e l’amica che mi accompagnava al concerto li avevamo comprati a metà e li ascoltavamo insieme”. Cosa c’è allora di speciale nel racconto di questo concerto? C’è intanto la allora giovane età della protagonista a caratterizzarlo, ma soprattutto c’è la sua passione per la fotografia. A quel concerto Donatella andò equipaggiata di macchina fotografica, una Voighlander degli anni Cinquanta, e scattò sedici fotografie. Il tempo e la complicità della scarsa passione per la musica hanno fatto sì che poi le foto finissero, anche se conservate con la massima cura, in fondo ad un cassetto, e che per tutti questi anni non ricevessero la dovuta considerazione.Questo fino al giorno in cui l’attenzione, casualmente, non si è soffermata di nuovo su di esse. I negativi, che erano stati ordinatamente messi da parte, sono stati ritrovati e restaurati.
“La passione per la fotografia me la aveva trasmessa mio padre, fotografo per passione fin dagli anni Quaranta. Per me in quegli anni era normale fare fotografie. Scattai le prime rimanendo distante dal palco, poi mi feci coraggio e mi avvicinai. Riuscivo a vederli bene nella posizione in cui ero, così che in un paio di scatti riuscii ad immortalare in primo piano il gruppo al completo”.



Ciò che Donatella si ricorda bene è che tutti in quel periodo erano pazzi per i Beatles, ma che lei del fenomeno musicale si rendeva ancora poco conto, e che gli aspetti di questa esperienza che, dopo tutto questo tempo, le sono ancora maggiormente vicini sono quelli legati alla quotidianità e all’emozione concreta: la prima volta a Milano, la curiosità della spedizione, quel po’ di influenza che la Beatles mania aveva anche su di lei e sulla sua giovane amica. “Il viaggio passò più velocemente di quanto avremmo mai potuto immaginare e, fra l’emozione per la novità e quella per il concerto, ci trovammo a Milano in un attimo. Il traffico sulle autostrade non era certo quello di adesso, e in più al nostro accompagnatore correre piaceva un bel po’… ”. La città che si trovarono davanti era molto diversa da come l’avrebbero rivista negli anni successivi. “ Me la ricordo, innanzi tutto, molto meno affollata. Mi sembrava che tutto avesse più respiro e la città non era ancora il polo industriale che sarebbe diventata. Anche se tutto è, chiaramente, in relazione a quello che allora era il mio modo di percepire la realtà! ” Si ricorda di una città già ricca e nella quale la gente identificava la capitale del benessere, ma tutto questo diluito in tempi e modi diversi da quelli di adesso. “Appena arrivati, il padre della mia amica ci portò a fare un giro a La Rinascente. Allora La Rinascente c’era solo a Milano ed era considerata veramente la frontiera dei grandi magazzini. Erano un po’ gli Harrods di casa nostra. Comprammo degli strani vestiti, che mi ricordo ancora bene! E poi da lì a fare un giro in Galleria”. Come per ogni evento di questo tipo, i dettagli caratteristici hanno retto al trascorrere del tempo meglio di tutto il resto. “Mi ricordo che andammo a mangiare da Biffi, e io non ero mai stata in un self-service. Mangiai il prosciutto arrosto con i piselli. Una bella fetta alta di prosciutto buonissimo e una montagna di piselli”.



Da lì il pomeriggio si spostò verso il Velodromo Vigorelli, in Via Arona, in attesa dell’inizio del concerto. Le esibizioni che i Beatles tennero, il 24 giugno del ’65, furono due, una nel pomeriggio e una la sera. Nessuna delle due fece registrare il tutto esaurito. Quella del pomeriggio attirò circa 7000 persone, non un numero esorbitante per la disponibilità di posti, ma la sensazione era quella della presenza di tante persone intorno. “ Era stato mobilitato un bel numero di forze per il servizio d’ordine. I militari erano tutti in divisa, ordinatamente disposti sotto il palco. I nostri biglietti erano per il prato. La gente era tanta, e all’inizio del concerto non mancavano quelli, e soprattutto quelle, che si strappavano i capelli. Che altro fare, del resto: infuriava la Beatles mania!” Il ricordo della performance del gruppo si limita alle sensazioni. “ Non ricordo bene per quanto tempo suonarono, ma sicuramente suonarono Love Me Do e A Hard Day’s Night. Nell’aria c’era grande fermento. Loro erano forse il primo gruppo rock che arrivava in Italia provocando un impatto del genere. Personalmente, prima dei Beatles, non ho il ricordo di nient’altro di simile. Io, addirittura, non ho il ricordo musicale di niente altro. Nessuna delle influenze precedenti mi aveva sfiorato. Credo, comunque, fossimo tutti molto affascinati dai Beatles” Riflette poi: “Ci siamo passati in mezzo assolutamente senza consapevolezza, ma quello era lo spirito e quella era la gente. Chissà se perfino i Beatles sapevano, quando si incamminarono sulla strada per il successo, che percorrerla li avrebbe definitivamente consacrati alla storia”

Giulia Nuti

(il brano è If I Feel - Vigorelli Milano 24/6/1965)

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