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Mattias Hellberg - Matthias Hellberg
(Silence/Fargo)
www.silence.se/mattias



Ormai lo sbocciare di dischi con influenze spiccatamente roots nel Nord Europa sembra inarrestabile e ciò che mi incuriosisce di questo fenomeno è la sua genesi. Ritengo infatti che la strada tracciata da ormai da anni da label indipendenti come Blue Rose Records, Glitterhouse e Fargo abbia messo le basi a questo fenomeno tuttavia non mi rassegno a pensare che il songwriting nord europeo avesse bisogno di trovare una sua collocazione o meglio un suo sound e in questo senso la scelta di legarsi alla folksong americana è quella che ci sembra più naturale. A conferma di tale discorso da casa Silence, attraverso l’attivissima etichetta francese Fargo, ci arriva questo interessante esordio discografico dello svedese Mattias Hellberg, songwriter di belle speranze con trascorsi punk e collaborazioni eccellenti alle spalle con gente del calibro di Wayne Kramer degli MC5 e con gli Hellacopter. Ascoltandolo mi sono accorto che le mie idee al circa la scena musicale nord europea non erano del tutto sbagliate. Infatti la poesia desolata e visionaria che emerge dalle canzoni di Hellberg non poteva trovare migliore codificazione di questa e determinante in questo senso appare sia la produzione di Daniel Zqaty sia la presenza degli Healing Hand, un trio stile Crazy Horse, formato da Pelle Ossler alla chitarra, Christian Gabel alla batteria e Micke Herrstrom al basso. Il disco, impregnato tanto della folksong american tanto del Neil Young di Tonight’s The Night e del Nick Cave degli esordi, prende le mosse da A Small Amount Of Confusion, un brano folk blues molto vicino nella linea melodica a Ballad Of Hollis Brown di Bob Dylan, caratterizzato da una splendida prova vocale di Helleberg e soprattutto da una slide acustica da brividi. Quando l’ombra di Young irrompe arrivano poi brani come la ballata eletto-acustica Walking Restless, le oscure impennate del country rock True e la cavalcata alla Crazy Horse di Where Did You Go con assolo rubacchiato da qualche solco di Ragged Glory. La personalità però ad Hellberg non manca e lo dimostra in canzoni come Power Failure, Deep Into The Bone e soprattutto nella rilettura originalissima di Mother And Child Reunion di Paul Simon, tutte e tre avvolte dalle loro intense atmosfere acustiche rappresentano il vertice di questo disco e ce lo consegnano in tutta la sua genuinità.

Salvatore Esposito

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