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Willy Mason - Where The Humans Eat
(Virgin/Emi)
www.willy-mason.com



Where the Humans Eat, the debut full-length of Willy Mason is a good example of last generation of songwriter-performer. Like last Amos Lee album this isn’t absolutely ordinary music for teenager but is a sweet, a simple and altogether excellent work.


Cresciuto nel Massachusetts nella paradisiaca isola di Martha’s Vineyard, Willy Mason ha mosso i suoi primi passi come musicista nella comunità hippy in cui vivevano i genitori e sotto la loro guida ha cominciato a suonare insieme a suo fratello (nel disco suona la batteria) già dall’età di 11 anni. Dopo aver pubblicato lo scorso anno due EP (entrambi facilmente reperibili su internet) su etichetta G-Ma's Basement, ora giunge al suo debutto discografico con un interessantissimo album dal titolo Where The Humans Eat. Il merito di averlo scoperto va a Conor Oberst, frontman dei Bright Eyes, che dopo aver ascoltato per caso la sua canzone "Oxygen" alla radio, si è innamorato della musica di Willy e incontratolo nel backstage di un concerto lo ha fatto firmare per la sua etichetta, la Team Love. E così eccoci di fronte Where The Human Eat, un disco che suona affascinante e intenso come i dischi di Bob Dylan, Woody Guthrie e Hank Williams, denso com’è di tematiche sociali che si intrecciano a profonde riflessioni sulla vita. Da buon cantauore di matrice folk-blues Mason ha in potenza la capacità di raggiungere un pubblico molto ampio e questo senza dubbio grazie alla forza espressiva sia dei testi sia della sua voce. I brani del disco, ben lungi dall’essere staticamente legati agli stilemi della folksong, scandagliano la scena indipendente americana traendone, a livello di sound, il meglio e poi come per magia si incrociano con la tradizione. E’ così che affermazioni come "Possiamo essere più rumorosi dell'ignoranza" e "La targhetta scolorita fuori dalla tua porta mostra al mondo la tua personalità" delineano i tratti di un disco che difficilmente si dimenticherà. Non voglio dilungarmi oltre e nemmeno parlare a fondo dei brani, perché questo disco merita ascolti attenti e forse anche momenti di analisi testuale mi basta però dirvi che Hard Hand To Hold e Oxygen, entrambe già apparese nel suo primo Ep, hanno la forza dell’immortalità. Forse è una esagerazione, e quindi mi rimangio un po’ la precedente affermazione, preferendo una scommessa con il futuro. Il ragazzo è giovane e la storia ci insegna che gli Alias Bob Dylan finiscono per bruciarsi troppo presto.

Salvatore Esposito


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