. Townes Van Zandt – Be Here To Love Me
Townes Van Zandt – Be Here To Love Me
(Tomato, 2005)
www.townesvanzandt.com

Recensire questo doppio cd è in realtà occasione per parlare del film omonimo, documento ora imprescindibile per ripercorrere e rivivere la tragica e misteriosa parabola esistenziale di uno dei più grandi songwriters della nostra storia recente.
Questo disco in sé difatti non toglie e non aggiunge nulla alla bellezza di certi brani e dal piacere che si ricava dall’ascoltarli per l’ennesima volta.
Si potrebbe anzi dire che certe scelte di questa “compilation” non siano nemmeno di prima qualità: e pensiamo a “Nothin’” o “Dollar bill blues” delle quali esistono certamente versioni migliori.
Ma non è questo su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
“Be here to love me” è documento sonoro, più che soundtrack, di un importantissimo documentario che scava a fondo nel mondo, nella musica e soprattutto nei dèmoni interiori di Townes Van Zandt, senza per questo scadere nella retorica e nella facile sensazione.
La regista Margareth Brown ha ricostruito il percorso di vita del musicista texano: dalla nascita in una ricca famiglia texana, alla scoperta del “lato oscuro” dell’esistenza, materializzatosi prima in una presunta schizofrenia che gli causò i primi ricoveri psichiatrici, poi nell’alcool.
Ma ci sono anche gli incontri con le sue tre (!) mogli, con Guy e Susanna Clark, con il blues di Lightin’ Hopkins, con il tardivo “successo” raggiunto per interposte persone (ovvero Willie Nelson e Merle Haggard che fecero il botto con “Pancho & Lefty”).
Townes rivive negli e nelle parole di persone che in vita gli sono state vicine e, loro malgrado, “lontane”: il primogenito John, Kris Kristofferson, Joe Ely, David Olney, parenti, figli ed amici.
Ne emerge il ritratto di una personalità complessa e contraddittoria, incapace di restituire alla vita quotidiana la Bellezza creata con tante canzoni-capolavoro.
“Nella vita ci sono cose più importanti che scrivere canzoni”: forse è questa amara e severa affermazione del primogenito di Townes, John, la chiave di lettura del film e di un’intera esistenza.


Massimiliano Larocca

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