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Andrew Bird - Armchair Apocrypha
(Fat Possum)

Chicagoan’s latest discovery, violinist, singer/songwriter, arranger Andrew Bird is looking for the beauty in a song. And he makes it here in more than one!

Non ti attenderesti di trovare un talento come Andrew Bird ditribuito dalla Fat Possum, etichetta specializzata in downhome blues del Mississippi. Un talento è e resta però tale e per Bird il termine è sicuramente restrittivo perché pur giovanissimo e con tre album all’attivo ha un mondo ben formato di mini operine ben svolte ed arrangiate secondo un gusto pop retronuevo che spinge a tirare in ballo nomi altisonanti come Van Dyke Parks o Curt Botcher per trovare adeguati termini di paragone. Violinista, chicagoano, ospite di riguardo sugli album di My Morning Jacket, Will Oldham, Candi Staton, Bird, che incide da quasi un decennio e che colpì nel segno con il precedente “The Mysterious Products of Eggs” ha assunto una autorevolezza tratti spettrale e tratti più esplorativa negli ultimi anni, lasciandosi dietro di se un primo profilo, più alternative folk. Qui, fra sperimentazioni anni settanta alla Eno(“Simple X”), arraniamenti lascivi ( “Cataracts”) e dinamiche alla John Cale, Andrew Bird ha qualche benevolente esplosione di grandiosità come in “Armchair” in cui canta sui timbri cari a Jeff Buckley, senza imitarlo e si fa segnalaro per tutta il suo talento.

Ernesto de Pascale

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