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Papercuts - Can’t Go back
(gnomonsong)
www.midhaven.com

Bittersweet tribute to folkrock shows some sign of originality. Intriguing!

Un po’ Velvet Underground, un po’ Bob Dylan a la Blonde on Blonde, un po’ Byrds, Papercuts debuttano per la Gnomonsong con l’intenzione di recuperare le radici del folk rock californiano. Tutto ruota intorno a jason Robert quever, proprietario degli studi Panasonic di San Francisco, studi che hanno ospitato band come Skygreen Leopards i cui riferimenti e rimandi si intrecciano per tutta la durata della registrazione.
Brilla subito “Outside Looking In” per la pertinenza al genere e la prima riflessione è dedicata alla contemporaneità di un suono semplice, onesto, scarno, il cui stile di scrittura si esaurì immediatamente dopo il suo periodo d’oro ( già alla metà del 1967 quasi più nessuno scriveva secondo i canoni del folk rock). Riaffiora un certo gusto per il barocco, per l’orpello che non possiamo chiamare esattamente arrangiamento che ogni tanto sfocia in trovate più interessanti, come nella lunga “ Found Bird”, dove fra archi campionati, pianoforti, fischiettii e rullate di bolero Papercuts alzano la qualità dell’intero album di una spanna, in un pezzo solo.

Ernesto de Pascale

Track list

1. Dear Employee
2. John Brown
3. Summer Long
4. Unavailable
5. Take the 227th Exit
6. Outside Looking In
7. Sandy
8. Just Another Thing to Dust
9. Found Bird
10. World I Love

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