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ROBERT JR. LOCKWOOD: L’ULTIMO DEGLI ORIGINALI

Robert Jr. Lockwood - Steady rollin’ man
DELMARK CD 630

Robert Jr. Lockwood è stato uno dei grandi stilisti del blues. Appresi i primi rudimenti dal leggendario Robert Johnson, la sua originalità nasce dal felice incontro fra la tradizionale rurale mississippiana e il fraseggio jazzistico imparato da Charlie Christian e Eddie Durham. Figlio di un’era vagabonda, dal nativo Arkansas frequenta a più riprese St. Louis, Memphis e Chicago. Negli anni cinquanta dopo aver inciso per la JOB, si segnala per un’intensa attività di sideman. Presenza pressoché fondamentale in studio di registrazione, siede al fianco di Muddy Waters, Little Walter ed Otis Spann per segnalare solo i più importanti. L’occasione per incidere il suo primo album arriva nel 1970 via Delmak. “Steady rollin’man” è la ristampa in Cd di quelle storiche incisioni. Considerato a ragione un vero e proprio classico delle dodici battute, il lavoro originariamente composto da una manciata di pezzi viene arricchito da due alternate takes. Ad accompagnare il nostro, diviso con impareggiabile bravura fra chitarra e canto, arrivano gli Aces. Siamo in presenza della quintessenza del blues. Il sostegno fornito dai fratelli Louis e Dave Myers e dal batterista Fred Below lascia di stucco per competenza e precisione. Gli accenti del Delta si legano in maniera compiuta ad echi swing. Registrato in solo due giorni ai P.S. studios di Chicago è un disco che a distanza di oltre trenta anni dalla sua originaria apparizione suona ancora fresco e coinvolgente. E’ uno stile in punta di dita, una lezione fondamentale che tutti i musicisti ed ascoltatori dovrebbero tenere bene a mente. Lockwood passa in rassegna quello che in seguito diventerà il suo repertorio classico. Dall’iniziale title track prende avvio una cavalcata che vede sfilare “Western horizon”, “Take a little walk with me”, “Mean red spider, “Ramblin on my mind”, “Blues and trouble” a firma dl pianista Curtis Jones, “Worst old feeling”, “Kind hearted woman”, “Can’t stop the pain”. Il conto degli strumentali si ferma a tre e per la cronaca si segnalano con il nome di “Steady groove”, “Lockwod’s boogie” e “Tanya”. Disco rappresentativo per capire l’evoluzione del delta blues nel contesto urbano della grande città.

Fabrizio Berti

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