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The National - Boxer
(Beggars Banquet)
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Brooklyn’ s finest dark gothic heroes again at their prime

Per i newyorchesi National, era difficile superare la bellezza oscura ed epica del precedente “Alligators” ma con “Boxer” ci sono riusciti grazie a una forte spinta avanti dell’intero gruppo, a una accelerazione compositiva di ogni singolo musicista. National affondano le proprie radici nella new wave britannica dei tardissimi settanta e in certi passaggi ricordano musicalmente i migliori Joy Division ma la compattezza, certe curve armoniche che appaiono dal niente rese ancora più interessanti dalla voce di Matt Berninger. La formula del gruppo con due coppie di fratelli non è certo delle più scontate - se ne contano al massimo una di coppie di fratelli ma due proprio non ricordiamo! - e in qualche modo intriga l’ascoltatore e non potrebbe essere altrimenti.
Ascoltando The National di “Boxer”, terzo album più un EP all‘attivo per i nativi di Cincinnati, da una parte stupirà questa intensa atmosfera new wave - quei giorni sembravano passati per sempre! - mentre dall’altra parte farà riflettere la provenienza brooklyniana dei cinque, luogo non esattamente iscrivibile nella geografia del dark.
Dai ripetuti ascolti si evince che The National hanno lavorato pragmaticamente e concettualmente al risultato di “Boxer“, ancor più che in “Alligator”. Si ascolti “Squalor Victoria” la cui più importante ispirazione sembra essere Philip Glass grazie a un bell’arrangiamento di Padma Newsome dei Clogs (lo ricordiamo nel disco di My Brightst Diamond e con Sufjan Stevens, questo ultimo presente in “Boxer” al pianoforte nei brani “Ada“ e “Racing like a Prom“) oppure la successiva “Green Gloves” che potrebbe essere uscita dal miglior canzoniere di Leonard Cohen o “Slow Show” che renderebbe John Cale orgoglioso di tali eredi. La strumentazione classica fa posto ad archi, ma anche ad arrangiamenti di fiati ben scritti - “Racing like a Prom“ - che alzano il tono e l’autorevolezza di “Boxer”, la conclusiva “Gospel” avvolge per rigore e accurata misura e fa del disco un sicuro classico per il 2007.
Con i ripetuti ascolti “Boxer” dei National scopre le sue carte e presenta il suo aspetto più originale quasi a voler chiedere a chi ascolta qualcosa in più addentrandosi nei testi tragici, a volte enigmatici, decadenti ma sempre enunciati con sobrietà da Berninger. Lo spirito pacato e la musicalità del gruppo unite alle parole mai scontate e allo stile di Matt Berninger fanno di “Boxer” un disco a cui piace tornare spesso.

Ernesto de Pascale

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